Una giustizia farraginosa, e troppo attenta ai diritti degli imputati: gli inquirenti belgi che scavano sul Qatargate, e voci autorevoli della stampa internazionale, ormai hanno della magistratura e dei codici italiani questa visione. Tempi e procedure che nel Belpaese ormai sono considerati normali, stanno destando lo stupore degli osservatori esterni. A creare sconcerto sono in particolare le lungaggini nella consegna al Belgio di due ricercati assai vicini al Partito Democratico: la commercialista milanese Monica Bellini e l'eurodeputato napoletano Andrea Cozzolino, entrambi accusati di fare parte della rete di corruzione che ruotava intorno a Antonio Panzeri.
A dare voce a queste perplessità è ieri un ampio reportage pubblicato sul sito politico.eu, assai ben introdotto negli ambienti di Bruxelles. «Va avanti da quattro mesi - scrive il sito - e le autorità non li hanno ancora presi». I mandati contro la Bellini e Cozzolino in realtà sono più recenti, i quattro mesi sono quelli passati dalla prima retata, ma il concetto è chiaro: per andare avanti l'indagine sul Qatargate ha bisogno degli interrogatori dei due ricercati, e «il ritardo può ritardare o danneggiare gli sforzi» degli inquirenti per scoprire la verità.
Sia i legali della Bellini che di Cozzolino si sono opposti all'estradizione denunciando le inaccettabili condizioni di vita cui i due andrebbero incontro nelle carceri belghe, e offrendo la disponibilità di entrambi a rispondere alle domande dei belgi restando in Italia. È chiaro che ai belgi l'ipotesi non piace, perché fin dall'inizio dell'inchiesta hanno usato (con successo) la carcerazione come strumento di pressione per ottenere confessioni. Marc Tarabella, deputato socialista belga privato dell'immunità insieme a Cozzolino, è stato spedito in cella e fin quando non si deciderà a confessare sarà difficile che esca. Cozzolino ha saggiamente aspettato in Italia che l'europarlamento gli togliesse l'immunità, e sta aspettando gli sviluppi agli arresti domiciliari nella sua casa di Napoli. L'udienza sulla sua estradizione è stata rinviata all'11 aprile, quella per la Bellini è ferma in attesa di chiarimenti dal Belgio.
Tutto questo, a quanto pare, risulta difficile da capire visto da fuori. Diverse civiltà giuridiche, si dirà. Ma il problema sollevato da politico.eu non è del tutto campato in aria.
Per non consegnare immediatamente i due ricercati alla giustizia belga, le Corti d'appello di Milano e Napoli stanno innovando la prassi seguita finora: per cui, davanti a un mandato di cattura europeo, si dava per scontata la fondatezza della richiesta e si consegnava il soggetto senza perdere tempo. Qui invece oltre che delle condizioni dei carceri belgi, i magistrati italiani stanno entrando nel merito della consistenza degli indizi. Ed è questo che a Bruxelles appare quasi incomprensibile.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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