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Benzinai ancora in guerra. Ora i "furbetti" rischiano sanzioni molto più severe

L'emendamento del governo al dl Trasparenza prevede un aumento delle multe a 2.000 euro

Benzinai ancora in guerra. Ora i "furbetti" rischiano sanzioni molto più severe

L'ultimo emendamento del governo al dl Trasparenza riesce nell'impresa di mandare su tutte le furie contemporaneamente benzinai e consumatori. Tanto che il sindacato Fegica, in una nota, ha definito le correzioni «perfino più confuse e peggiorative del decreto stesso». Mentre l'Unione nazionale consumatori lo bolla come «una presa in giro». Le modifiche al decreto, all'esame della commissione Attività produttive della Camera, prevedono per i benzinai che non adempiranno agli obblighi di comunicazione e non esporranno il cartello con il prezzo medio sanzioni da 200 a 2mila euro, a seconda del fatturato. Si tratta quindi di multe ridotte rispetto al decreto originale, che prevedeva sanzioni tra 500 e 6mila euro, ma peggiorative rispetto all'accordo raggiunto al ministero delle Imprese e del Made in Italy con il ministro Adolfo Urso: tra i 200 e gli 800 euro. Si alzano a quattro (da tre) le violazioni, nel giro di sessanta giorni e anche non consecutive, necessarie a far scattare la sospensione dell'attività per almeno uno e massimo 30 giorni (un ammordibimento rispetto alla forchetta 7-90 giorni prevista in precedenza). Le comunicazioni dovranno essere inviate al Mimit settimanalmente e al variare del listino applicato. Il prezzo medio da esporre sarà calcolato su base regionale e delle province autonome, mentre per le autostrade avrà una base di calcolo nazionale. Il ministero comunicherà le modalità entro 15 giorni dalla conversione in legge del decreto, lasciando più tempo rispetto alla semplice entrata in vigore del decreto. Allo sviluppo anche un'App, che sarà resa disponibile gratuitamente e per la quale sono stati stanziati 500mila euro nel 2023 per realizzarla e 100mila dal 2024 per supporto tecnico e servizi correlati. Arrivano nuovi compiti anche per Mr Prezzi, vale a dire l'Autorità garante per la sorveglianza dei prezzi, che dovrà produrre una relazione trimestrale sull'andamento dei prezzi, analizzando ciò che avviene su tutta la filiera dei carburanti al fine di «verificare e prevenire comportamenti scorretti». Per queste nuove attività, il governo ha stanziato 500mila euro all'anno tra 2023 e 2025.

Oggi dovrebbe esserci un vertice di maggioranza, prima dell'avvio delle votazioni il giorno successivo. Sempre domani, tra l'altro, i sindacati dei benzinai vedranno il governo, al tavolo fissato in precedenza per parlare della riforma del settore. Il presidente di Fegica, Roberto Di Vincenzo, nella nota scrive che «l'azione è indirizzata a punire una categoria» che non ha accettato «di essere individuata come la responsabile delle scelte compiute dal governo che hanno rialzato i prezzi dei carburanti di oltre 30 centesimi al litro in appena un mese». Bruno Bearzi, di Figisc-Confcommercio, scrive «di profonda delusione» per la conferma del cartello con il prezzo medio, bocciato anche dall'Antitrust, e ritenuto «inutile» per la trasparenza e con il rischio di provocare «aumenti del prezzo a danno dei consumatori».

Polemiche le associazioni dei consumatori: per il Codacons «le sanzioni per i benzinai scorretti rimangono irrisorie e non in grado di garantire adeguata trasparenza ai consumatori». Massimiliano Dona, a capo della Unc, denuncia che in realtà «la sanzione massima viene ridotta a un terzo, da 6mila a 2mila euro», un fatto ritenuto inaccettabile in considerazione che, nel mese di gennaio, «nonostante i benzinai fossero sotto i riflettori, su 2.

518 interventi, ben 989 sono state le contestazioni, il 39,3%, è evidente anche a un bambino che le multe dovrebbero salire e non certo diminuire», conclude Dona.

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