Guerra in Ucraina

Berlino cede al pressing. Vicina l'intesa sui Leopard

La ministra degli Esteri apre all'invio dei tank tedeschi da Varsavia. Dall'Italia lo scudo Samp/T

Berlino cede al pressing. Vicina l'intesa sui Leopard

Avanti piano. Ma nemmeno troppo. Lo scontro a tutto campo che vede la Germania all'angolo per la mancata volontà di inviare i carri armati Leopard 2 a Kiev, sta arrivando a uno snodo decisivo. Non tanto per l'ennesimo appello ucraino, «l'indecisione sta uccidendo sempre più persone. Pensate velocemente», ha detto Mykhailo Podolyak, braccio destro di Zelensky. Quanto per il pressing su Berlino che sta arrivando, di fatto, da tutto il resto dell'Occidente, compatto nello spingere la Germania a rompere gli indugi e a dare il via libera a questi mezzi, considerati vitali per la difesa ucraina. Al punto che dopo giorni di tentennamenti e pressioni, sembra arrivare il tanto atteso ok tedesco al trasferimento di 19 tank. Ancora nessuna decisione ufficiale ma l'anticipazione del Der Spiegel apre concretamente alla possibilità. E in serata la ministra degli Esteri di Berlino, Annalena Baerbock ha detto che il suo governo «non si opporrà» all'invio dei Leopard dalla Polonia.

Sarebbero 212 al momento i carri armati Leopard operativi in dotazione all'esercito tedesco e secondo il giornale il ministero della Difesa pensa che quei 19 tank siano adatti per l'invio in Ucraina anche perchè al momento utilizzati come mezzi di addestramento e sarebbero presto destinati allo smaltimento. Ma il via libera tedesco farebbe partire un effetto a catena per cui anche altri Paesi che hanno questi tank nelle proprie forniture, potrebbero donarli a Kiev, cosa impossibile senza l'ok di Berlino che li ha prodotti, venduti e detiene l'ultima parola sulla loro eventuale esportazione. Secondo le stime sarebbero circa 2mila i Leopard in Europa, utilizzati da almeno 15 Paesi. Su tutti, Polonia e Portogallo, decisi a far fronte comune per aggirare il veto tedesco con il primo ministro polacco Morawiecki furioso per i tentennamenti dell'alleato. Mentre proseguono parallelamente pressing e trattative, anche gli stati Uniti sarebbero molto irritati con Berlino con la Suddeutsche Zeitung che cita un rapporto di ambienti governativi americani. Washington non avrebbe gradito la condizione posta dal cancelliere Scholz al presidente Biden, ovvero una consegna dei Leopard condizionata all'invio americano di carri armati Abrams, ritenuti però più difficili da manovrare ma anche da esportare in suolo europeo.

In tutto questo tourbillon, resta dura e minacciosa la posizione di Mosca che dal suo non splendido isolamento mondiale attacca: «La fornitura di armi offensive a Kiev porterà a una catastrofe mondiale», ha detto il presidente della Duma Vyacheslav Volodin. «Nel caso in cui Washington e i paesi della Nato forniscano armi che verranno poi utilizzati per colpire le città civili e tentare di impadronirsi dei nostri territori, ci sarà una risposta di ritorsione con armi più potenti. Dovrebbero rendersi conto della loro responsabilità nei confronti dell'umanità», ha detto, come se finora fosse stato qualcuno di diverso dalla Russia a bombardare e colpire obiettivi civili senza alcuna remora. Ma che a Mosca piaccia o no, il fronte occidentale continua a essere compatto ben oltre il caso Leopard. Con il nostro Paese in prima fila. «Sono pronti 5 pacchetti di aiuti nel campo della difesa per circa 1 miliardo di euro con in preparazione un sesto pacchetto, che include sistemi di difesa aerea. In collaborazione con la Francia stiamo finalizzando l'invio del Samp/T, e comunque ci sono altre azioni a cui lavoriamo riservatamente», ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Le acque si sono smosse. Il presidente francese Macron ha detto che non è escluso l'invio di carri armati Leclerc mentre è confermato l'arrivo a Kiev degli elicotteri Sea King donati dal Regno Unito. La Lettonia è pronta per addestrare 2.000 soldati delle Forze Armate ucraine. Mosca isolato e Occidente quasi completamente compatto.

Con il conflitto che sta per compiere un anno, se non è una svolta, poco ci manca.

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