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"Berlusconi ha ragione: la maggioranza può riformare la giustizia"

Dopo l'intervista del leader azzurro in tanti chiedono il ritorno allo Stato di diritto

"Berlusconi ha ragione: la maggioranza può riformare la giustizia"

Se non ora quando. Una situazione che vede gran parte dell'arco parlamentare sostenere il governo Draghi è la condizione ideale per una riforma della giustizia. Le rivelazioni di Palamara nel libro intervista di Sallusti hanno scosso profondamente il mondo politico. E da più parti arriva la richiesta di una riforma radicale e di un confronto serrato e profondo tra i nostri legislatori. E Silvio Berlusconi, dalle pagine del nostro giornale, ieri ha ribadito la necessità di una riforma della Giustizia. Oggi resa possibile non soltanto dal fatto che a sostenere il governo Draghi si una maggioranza molto ampia, ma anche dal fatto che il Recovery plan ci concede la possibilità di ridisegnare il futuro di quei settori che più efficacemente possono portarci fuori dall'emergenza. Tra questi appunto una sistema giudiziario «riformato» e capace di assolvere in modo più efficiente al suo ruolo. «Credo - spiega Berlusconi nell'intervista - che proprio da questa situazione anomala possano nascere le condizioni, se tutti agiranno con senso di responsabilità, per gettarci alle spalle alcuni dei veleni che hanno caratterizzato gli ultimi 30 anni della vita pubblica italiana. Da un ministro competente come la professoressa Cartabia mi aspetto scelte semplicemente in linea con il principio costituzionale del giusto processo».

«L'appello del presidente Berlusconi per una riforma che riconduca la giustizia nell'alveo del dettato costituzionale - commenta Anna Maria Bernini, capogruppo al Senato di Forza Italia - è pienamente condivisibile. Dopo le rivelazioni del giudice Palamara, infatti, non può essere ulteriormente rinviato il ripristino effettivo del principio di non colpevolezza e il ritorno a un processo giusto e di ragionevole durata, togliendo dalle inchieste le ombre del pregiudizio politico». «C'è la necessità - spiega il sottosegretario alla Giustizia Francesco Paolo Sisto - di recuperare i principi della nostra Costituzione, che in questi ultimi lustri sono stati dimenticati. Come, a esempio, il principio di non colpevolezza fino a sentenza definitiva. Per non parlare di un giusto processo dove il contraddittorio sia tra parti messe effettivamente sullo stesso piano». Sisto sottolinea anche la necessità di arrivare a una ragionevole durata del processo. Ma soprattutto si deve fare uno scatto culturale. E ripensare un sistema giudiziario che al momento «considera il processo utile soltanto se arriva a una sentenza di condanna dell'imputato». «L'accertamento della verità - conclude Sisto - dovrebbe essere neutro. Basta rileggere i giornali degli ultimi decenni dove i processi fanno notizia soltanto se vedono gli imputati condannati». E proprio ieri è arrivata l'annuncio che martedì la maggioranza voterà alla Camera un emendamento sul recepimento della direttiva Ue sulla presunzione d'innocenza. «Un passo avanti sulla strada dello Stato di diritto» scrive su Twitter Enrico Costa di Azione, firmatario dell'emendamento.

Nel corso dell'intervista Berlusconi ricorda che negli ultimi 27 anni ha subito 86 processi, per un totale di 3672 udienze, pur restando l'ultimo premier ad aver raggiunto Palazzo Chigi in conseguenza diretta del voto. «È evidente - commenta il sottosegretario alla Difesa Giorgio Mulè - che ciò di cui parla Berlusconi non appartiene alla categoria degli indizi ma dei fatti che dimostrano il tradimento della funzione giudiziale.

Serve una Commissione d'inchiesta per rileggere con serenità gli ultimi 25 anni. La richiesta è stata già depositata. Basta con le parole e le schermaglie. La maggioranza è così ampia che si può guardare con serenità al passato e recuperare la terzietà del potere giudiziario».

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