Guerra in Ucraina

Biden-Xi, dispetti e finti sorrisi. Washington avverte Pechino: "Non fornite le armi a Mosca"

Posizioni apparentemente più distese, ma non c’è ancora la svolta. La Cina: "Il conflitto non è nell’interesse di nessuno"

Biden-Xi, dispetti e finti sorrisi. Washington avverte Pechino: "Non fornite le armi a Mosca"

New York. Joe Biden gioca la carta cinese per piegare Vladimir Putin e incassa un'apertura da Xi Jinping con una posizione apparentemente più distensiva nel conflitto in Ucraina. Per la prima volta da quando è iniziata la guerra, il presidente americano ha sentito il collega cinese, e nella videochiamata durata quasi due ore il leader del Dragone ha sottolineato che «un conflitto e un confronto» tra stati «non sono nell'interesse di nessuno». Per l'inquilino della Casa Bianca, l'obiettivo del colloquio era di fare pressione perché Xi eserciti la sua influenza per costringere il Cremlino a mettere fine alla guerra. Biden deve anche fugare i timori di aiuti militari o finanziari cinesi alla Russia, e ha ribadito che un assistenza a Mosca avrà «implicazioni e conseguenze», sottolineando nuovamente il suo «sostegno per una soluzione diplomatica della crisi».

Il presidente cinese non ha condannato l'attacco di Mosca né si è impegnato a non aiutare il Cremlino, ma le sue parole sembra abbiano rafforzato la necessità di una rapida conclusione del conflitto. Nel giorno in cui Putin si è preso la scena allo stadio Luzniki di Mosca, dove ha organizzato i festeggiamenti per l'ottavo anniversario dell'annessione della Crimea, Xi ha sottolineato con Biden che «la tendenza prevalente alla pace e allo sviluppo sta affrontando sfide serie e il mondo non è né tranquillo né stabile». «La crisi in Ucraina non è qualcosa che vogliamo vedere, e gli eventi mostrano di nuovo che i Paesi non dovrebbero arrivare al punto di scontro sul campo di battaglia, perché il conflitto e il confronto non sono nell'interesse di nessuno - ha affermato - La pace e la sicurezza sono ciò di cui la comunità internazionale dovrebbe fare maggiormente tesoro». Secondo quanto riportato dal Quotidiano del Popolo, Xi ha poi sottolineato che come membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'Onu e come principali economie mondiali «non solo dobbiamo guidare lo sviluppo delle relazioni Cina-Usa sulla strada giusta, ma dobbiamo anche assumerci le nostre dovute responsabilità internazionali per compiere gli sforzi per la pace e la tranquillità nel mondo». E ha invitato Stati Uniti e Nato a «condurre un dialogo con la Russia per risolvere il nodo cruciale della crisi ucraina». Entrambi i leader hanno parlato di «uno scambio di opinioni schietto e approfondito» e di una chiamata «costruttiva».

Pechino, pur se rimane l'alleato più forte di Mosca, si sforza di mantenere un delicato equilibrio con l'Occidente per evitare l'effetto sanzioni e la frenata della sua economia. È vero che il mese scorso, prima dell'invasione, Russia e Cina hanno proclamato che la loro amicizia è «senza limiti», ma ora appare sempre più evidente che il desiderio e la capacità del Dragone di aiutare il suo vicino potrebbero essere limitati. Anche perché le banche cinesi non possono perdere l'accesso al dollaro, così come molte aziende non possono permettersi di restare senza la tecnologia Usa. Sul tavolo, Biden ha messo proprio il futuro dei rapporti della Cina con gli Stati Uniti e con l'Europa, che economicamente valgono molto di più di quelli con la Russia: assistere Putin significherebbe una frattura durevole con l'Occidente.

Poco prima del colloquio, il portavoce del ministero degli Esteri cinese Zhao Lijian ha comunque accusato gli Usa di avere «la coscienza sporca» sulla crisi in Ucraina, invitando Washington a «non gettare fango» sul suo paese, «che non è parte del conflitto». Nel frattempo, una portaerei cinese ha attraversato lo stretto di Taiwan e la Uss Ralph Johnson, un cacciatorpediniere di classe Arleigh A. Burke, l'ha seguita come un'ombra per una parte della sua rotta.

Un segnale che Pechino non rinuncia alle istanze sull'isola.

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