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Il calvario del rettore "ostaggio" dei collettivi

Oggi contro Israele, ieri contro il patriarcato. L'altro ieri contro la polizia, il governo e le autorità accademiche

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Oggi contro Israele, ieri contro il patriarcato. L'altro ieri contro la polizia, il governo e le autorità accademiche. Così, gli antagonisti hanno messo «sotto scacco» l'Università di Torino e pure il suo rettore, Stefano Geuna (foto). Per quest'ultimo, arrivato nel 2019 alla guida dell'ateneo, la convivenza con i collettivi universitari sembra ormai diventata un estenuante tiro alla fune.

Un braccio di ferro nel quale ad avere la meglio sono spesso (o forse sempre) i militanti dell'ultrasinistra. La più recente umiliazione delle istituzioni universitarie è andata in scena martedì scorso: il collettivo comunista «Cambiare Rotta» ha fatto irruzione al Senato accademico, chiedendo al rettore e ai professori di sottoscrivere una lettera contro le cooperazioni con Israele. «Ne discuteremo al momento opportuno», aveva lì per lì temporeggiato Geuna. Ma gli antagonisti pretendevano un segnale immediato. Così l'assemblea ha messo ai voti e poi approvato la mozione che blocca la partecipazione al bando «Maeci» 2024 per la collaborazione scientifica con Israele. Uno smacco per l'ateneo e per il suo rettore, ridottisi a scendere a patti con i collettivi e a legittimare di fatto quel blitz. Non è peraltro la prima volta che Geuna si ritrova tallonato dalla sinistra universitaria. Nei mesi scorsi, ad esempio, il già citato collettivo e le transfemministe di «Non una di meno» avevano sollevato il caso delle presunte molestie nell'ateneo (in gran parte segnalate però da anonimi), accusando il rettore di «non assumersi le proprie responsabilità». Di fronte al MeToo in salsa universitaria, Geuna aveva annunciato maggiori controlli, ma agli antagonisti non è bastato. Proprio ieri, mentre a Torino si svolgeva un convegno sulla cultura di genere negli atenei, le femministe hanno interrotto l'evento al quale partecipava lo stesso rettore. Scene analoghe erano avvenute a ottobre, quando la polizia si era scontrata con i collettivi che volevano impedire un incontro del Fuan, l'organizzazione studentesca di Fratelli d'Italia. «Fuori fascisti e manganelli dall'università», avevano strillato dall'ultrasinistra, chiedendo le dimissioni di Geuna. Lui, in risposta, aveva tentato di placare i compagni: «La polizia non l'ho chiamata io». Biasimare invece la reiterata intolleranza rossa? Giammai.

Così, a Torino si è arrivati a un clima rispetto al quale anche il premier Meloni non ha nascosto la propria preoccupazione: «Se le istituzioni si piegano a questi metodi rischiamo di avere molti problemi».

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