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"La Campania non è De Luca". L'ira degli intellettuali contro il dem

Sapelli, Spirito, Libero e Braucci spiegano le ragioni della lettera inviata a Letta, ma il segretario campano dei dem Annunziata difende il governatore

"La Campania non è De Luca". L'ira degli intellettuali contro il governatore Pd

"La Campania non è De Luca". Oltre trenta intellettuali scrivono a Letta per evitare un terzo mandato dell’attuale governatore. Economisti, giornalisti, scrittori e personaggi del mondo dello spettacolo si ritrovano su come il presidente della Regione non sia esempio di buone prassi.

Per tale ragione, gli aderenti al manifesto, di cui si sta parlando da alcuni giorni, si incontreranno prima il 17 marzo a Salerno e poi il 23 a Napoli per confrontarsi su quella che definiscono una gestione “sbagliata e clientelare” della cosa pubblica in Campania.

Tra gli illustri firmatari risulta l’economista Giulio Sapelli, che sostiene come il documento da lui sottoscritto “sia un’analisi abbastanza esatta dello stato del Pd. Stiamo parlando di un partito neo-catechista plurimo che in un certo senso riprende la vecchia formula della Dc, ma snaturandola. Quella forza aveva un consenso territoriale. Qui invece ci sono degli imprenditori locali che appoggiano un imprenditore politico e ne fanno la fortuna, come avvenuto da molto tempo in Campania con De Luca”.

La ricetta al problema per il docente è solo “creare gruppi dirigenti politici legati da valori non negoziabili, ovvero ideali”. Sapelli, comunque, non se la sente di dare particolari indicazioni al segretario nazionale del Pd: “Non mi permetterei mai di offrire consigli a Letta sul potere personale”.

Pietro Spirito, già presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del mar Tirreno Centrale, evidenzia come da molto tempo in Campania prevalga il modello dell’uomo solo al comando: “Si genera ossificazione della vita pubblica e mancanza di tessuto democratico”. Paragonata, dunque, la gestione dell’attuale governatore a quella dei “cacicchi sudamericani, che governano il territorio con fare imperiale e non democratico, causa di sottosviluppo e decadenza della società. La Campania e il Mezzogiorno, al contrario, hanno bisogno di rinascere”.

La ripresa per il docente universitario passa per la richiesta al segretario nazionale del Pd di prendere una posizione contro la possibilità che De Luca faccia approvare una legge che gli consenta il tanto discusso terzo mandato: “Sarebbe un primo segnale. Il limite del mandato è un bene per la democrazia, così come il ricambio delle classi dirigenti”. Ciò non avverrebbe in Campania perché la politica si sarebbe chiusa dentro un recinto: “Un sistema feudale con i possessori di voti e di tessere che garantiscono a un comandante. Ciò non ci piace”.

La giornalista Luciana Libero, invece, si sofferma sulle motivazioni che hanno portato il gruppo di pensatori a far sentire la propria voce: “La Campania è agli ultimi posti sia per qualità della vita che per servizi. La propaganda non corrisponde ai fatti. C’è disoccupazione da paura. Migliaia e migliaia di giovani lasciano questa terra. Esiste un gap tra Campania e Italia. Sono dati di Svimez, non opinioni”.

Secondo la scrittrice, poi, non si può più offendere chi la pensa in modo differente. Il riferimento è soprattutto a quei salernitani “stanchi di un dominio che dura da circa trenta anni”. Nella città non sarebbe tutto rose e fiori, come descritto dalla narrativa deluchiana: “Il primo mandato da sindaco è stato positivo perché ha utilizzato fondi europei. Su tale base decisionista, è stata costruita la narrazione di ottimo amministratore. Tale aspetto, col tempo, però, è venuto meno. Si è dato spazio ai costruttori. A Salerno c’è una speculazione edilizia peggiore di quella degli anni sessanta. Si tratta di una realtà cementificata, dove non c’è spazio che viene lasciato libero. Una città che non ha nulla di europeo, dove non funzionano i trasporti e in cui non esiste un progetto per la cultura”.

Lo sceneggiatore Maurizio Braucci dichiara di aver sposato la causa degli intellettuali per una ragione di democrazia. “A parte l’evidenza dei toni protratti, non dimenticando che le performance di De Luca sono iniziate con l’emergenza Covid, non vedo un miglioramento nella gestione regionale dei servizi. Mi riferisco a sanità, trasporti e scuole”.

La vera domanda per lo scrittore, quindi, da porre al segretario nazionale dei dem è se De Luca sia del Pd: “Se lo è significa che il partito è come il governatore, allora c’è piena coerenza. Altrimenti si deve prendere atto che a toni intransigenti e patriarcali,non corrisponde nemmeno una gestione efficace. C’è soltanto rumore, mentre invece la Campania avrebbe bisogno di interventi. De Luca non fa altro che gridare”.

Per Braucci viene impedito, poi, a una nuova classe dirigente di emergere: “Non può esistere perché una delle cautele di questi leader è proprio impedire il rinnovamento”.

A tutte le accuse, però, non ci sta il segretario regionale del Pd Leo Annunziata, che dopo aver letto a mezzo stampa della missiva, replica alle varie stoccate. “Di solito gli intellettuali si definiscono europei. In questo periodo storico trovo abbastanza riduttivo per le loro intelligenze interessarsi di ciò e non di quanto sta accadendo nel continente”. Il riferimento è alla crisi in Ucraina.

L’ex sindaco di Poggiomarino, comunque, non chiude a un dialogo: “I confronti sono sempre ben accetti”. Allo stesso modo dichiara di non aver compreso le ragioni di tali critiche: “Al netto dei luoghi comuni, quando si parla di autarchia, in senso lato, davvero non so su cosa bisogna ragionare. Non essendo un intellettuale trovo qualche difficoltà”.

Rispetto al terzo mandato, infine, Annunziata ribadisce che “laddove il Consiglio regionale ne dovesse prevedere la possibilità, si deve dare libertà agli elettori di scegliere.

Non è un decreto regio”.

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