Politica

L’assist dei vescovi sullo ius scholae "Basta ideologie e la contrapposizione con il caro bollette"

La Cei scende in campo nel dibattito e striglia la politica, invitandola a lasciar perdere le polemiche. Monsignor Perego: "C’è una realtà di un milione e 400mila ragazzi che aspetta questa legge".

L’assist dei vescovi sullo ius scholae "Basta ideologie e la contrapposizione con il caro bollette"

I vescovi italiani sostengono lo ius scholae. Dopo giorni di scontri politici e alla vigilia della discussione in Aula sul provvedimento che consentirebbe di ottenere la cittadinanza italiana a chi è giunto nel Paese prima dei 12 anni di età e dopo aver completato un percorso di studio di 5 anni, la Cei scende in campo, appoggiando la richiesta che sta agitando il governo. «La riforma della cittadinanza con lo Ius scholae va incontro alla realtà di un Paese che sta cambiando afferma monsignor Gian Carlo Perego, Presidente della Commissione episcopale per le migrazioni e Presidente della Fondazione Migrantes -. Spero che le ragioni e la realtà prevalgano rispetto ai dibattiti ideologici per il bene non solo di chi aspetta questa legge ma anche dell'Italia che è uno dei Paesi più vecchi».

Monsignor Perego, nominato alla guida della Commissione nel maggio 2021, avverte le forze politiche, invitandole a mettere da parte le ideologie. «La legge sullo Ius scholae viene letta con parametri ideologici e non guardando invece alla realtà. Quella di un milione e 400mila ragazzi, dei quali 900mila alunni delle nostre scuole e gli altri che hanno più di 18 anni, che aspettano di essere cittadini italiani», afferma il presule.

Non sono poi così lontani i tempi in cui i vescovi italiani entravano a gamba tesa nel dibattito politico del Paese. E il tema dei migranti è sicuramente tra quelli che stanno maggiormente a cuore alla Cei, specialmente al «nuovo» corso, guidato dal cardinale Matteo Zuppi, di stampo progressista e da sempre vicino agli ultimi, ai poveri, ai migranti appunto.

«La realtà, e di questo dovrebbe tenere conto tutta la politica sottolinea mons. Perego - è quella di un'Italia che è cambiata, con cinque milioni e mezzo di migranti che sono un mondo di famiglie, di studenti, di lavoratori».

Per il presidente della Commissione per le Migrazioni non si tratta di «mettere in contrapposizione lo Ius scholae allo Ius sanguinis» ma «di tutelare e riconoscere una presenza e una risorsa importante sul piano scolastico e lavorativo, per costruire il futuro del Paese. Se le persone non partecipano alla vita delle città, se non vengono riconosciuti cittadini, rischiano di non sentirsi parte del Paese». Questo «potrebbe favorire una maggiore mobilità in Europa. Il poter diventare cittadini italiani in un contesto europeo aiuterebbe anche una circolarità del mondo migratorio in Europa», ribadisce Perego.

In tal senso, la posizione dei vescovi italiani è chiara. «La Chiesa italiana continuerà a sostenere questo tipo di linea che legge una realtà che già c'è conclude mons. Perego - la politica deve prenderne atto e non ha senso affermare che ora ci sono altre emergenze perché questo tema non esiste da oggi ma da anni, almeno quindici». Una stoccata a quelle forze politiche, la Lega in primis, secondo cui lo Ius scholae non rappresenta una priorità. «Ne parliamo da almeno quindici anni replica l'arcivescovo - contrapporre il caro-bollette non ha senso. Il tema non divida destra e sinistra; stiamo parlando di un tema trasversale sul piano sociale, culturale, e dell'esperienza cristiana. Lo stesso Papa auspica una cittadinanza universale che diventa fraternità. Questo cosmopolitismo fa parte delle tradizioni. Non viene messa in discussione l'identità, significa condividere».

Ma la politica continua a dividersi. Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, auspica che «si trovi un compromesso in Parlamento. Il dibattito parlamentare va rispettato, quello che mi sconcerta dice - è che si usi come una bandierina per picconare il governo». Nettamente contrari allo Ius scholae Fratelli d'Italia, secondo cui la priorità ora per il Paese è «la crisi economica ed energetica» e la Lega, che ha già presentato 1.500 emendamenti pur di bloccare il provvedimento. Forza Italia si è detta parzialmente favorevole. Sulla cittadinanza, afferma Antonio Tajani, coordinatore di Forza Italia, «siamo favorevoli al principio ma deve esserci una formazione vera perché un giovane straniero possa avere un percorso di italianizzazione».

E a proposito di Cei e politica, proprio ieri (sarà un caso?) è arrivata la nomina del nuovo vescovo di Verona, mons. Domenico Pompili, bergogliano di ferro. Sostituisce mons. Giuseppe Zenti che lo scorso giugno aveva bocciato fortemente il Ddl Zan contro l'ideologia gender, mentre recentemente aveva chiesto ai fedeli di votare il sindaco uscente Federico Sboarina (Lega-FdI), preferendolo all'ex calciatore Damiano Tommasi, poi risultato eletto.

In Duomo, ieri, per l'annuncio del nuovo vescovo di Verona, c'era anche il neo-sindaco.

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