Elezioni politiche 2022

"Il centrodestra prende il 90% dei collegi". Lo scenario che inquieta Letta

La coalizione di Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia può fare il pieno nei collegi uninominali. Numeri risicati per la sinistra. Calenda rischia il flop

"Il centrodestra prende il 90% dei collegi". Lo scenario che inquieta Letta

Il teatrino di Letta&Co di questi giorni potrebbe spianare ulteriormente la strada al centrodestra, che si avvicina alle elezioni politiche di domenica 25 settembre con fiducia e ottimismo. Gli errori di valutazione e le continue giravolte rischiano di costare caro alla sinistra, che teme di essere spazzata via nella sfida dei collegi uninominali. Ed è proprio su questo fronte che la coalizione di Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia può fare il pieno, forte della propria compattezza interna e delle divisioni nel campo rosso.

Il boom del centrodestra

In questi giorni Enrico Letta ha evocato il pericolo che il centrodestra possa aggiudicarsi due terzi dei seggi in Parlamento, avendo così la possibilità di modificare la Costituzione senza un referendum. Uno scenario del genere non è affatto scontato, ma i numeri mettono in luce che il vantaggio della coalizione sarà assai complicato da colmare da parte di Partito democratico, Sinistra italiana e Verdi.

Infatti Rado Fonda, Head of Research a Swg, ha spiegato che la rottura tra Enrico Letta e Carlo Calenda complicherà il sorpasso tentato dal Pd: "Ora la coalizione è meno competitiva, soprattutto nei collegi uninominali, dove il centrosinistra appare vincente solo nelle sue roccaforti". Nei sondaggi il centrodestra viene dato al 45%, mentre la sinistra potrebbe non riuscire a superare la soglia del 30% dei consensi.

Un incubo per Letta: non a caso Fonda, intervistato dal Corriere della Sera, ha sottolineato che Partito democratico e alleati "potrebbero conquistare circa 15 collegi, 30 in caso di vero exploit". Cosa ben diversa per il centrodestra, che invece "può conquistare il 90% dei seggi assegnati dall'uninominale". Il che si tradurrebbe in circa 132 seggi alla Camera e 74 al Senato.

Sinistra in tilt

Non passano ovviamente inosservati i sondaggi, che riflettono l'orientamento degli italiani alla luce delle dinamiche settimanali della politica. L'ultima rilevazione di Swg per La7, resa nota ieri, parla chiaro: da una parte Forza Italia e Lega aumentano le proprie preferenze dello 0,5% a testa; dall'altra perdono terreno Partito democratico (-0,4%), Azione/+Europa (-0,3%) e Verdi-Sinistra italiana (-0,4%). In sostanza gli elettori puniscono i protagonisti dello show offerto dalla sinistra.

Un'osservazione interessante è arrivata dall'esperto Lorenzo Pregliasco, secondo cui il Pd "rischia di trasferire all'elettorato la sensazione che la partita sia persa in partenza". Il direttore di YouTrend ha spiegato a La Repubblica che, qualora l'inerzia non dovesse cambiare, Letta potrebbe andare incontro a una sconfitta più evidente di quella di Matteo Renzi nel 2018.

Il fattore Calenda

Per settimane è passata la narrazione secondo cui Carlo Calenda farebbe da calamita a una buona parte degli elettori del centrodestra, magari strizzando l'occhio a quelli di Forza Italia. Ma è stato lo stesso leader di Azione a ridimensionare la sua forza attrattiva: prima il patto siglato con il Partito democratico lo aveva consegnato nelle mani dell'alveo rosso facendo da stampella alla sinistra; poi con lo strappo non ha dato certo prova di affidabilità e stabilità.

Infatti il sondaggista Renato Mannheimer ha spiegato a ilGiornale in edicola oggi che c'è un dubbio di fondo: davvero un eventuale terzo polo (Italia Viva e Azione) potrebbe soffiare voti ai moderati di centrodestra? "Dubito che vi sarà un grande flusso di elettori scontenti di Forza Italia che abbandonerebbero il centrodestra per votare due esponenti provenienti dalla sinistra", ha dichiarato Mannheimer.

La sensazione è che il "fenomeno Calenda" sia solo diffuso sui social e non trovi corrispondenza nella vita reale. Infatti Pregliasco di YouTrend ha fatto sapere che Azione, nelle prime stime dopo la rottura, è intorno al 3%. Prima veniva accreditato al 5% o poco più, ma grazie alla federazione con +Europa che ora invece sembra essere destinata a saltare.

Calenda indossa i panni di un personaggio ormai divisivo, molto polarizzante. Anche per questo motivo rischia di non sfondare alle elezioni politiche. I giudizi positivi su di lui si aggirano "al 20% dell'elettorato", mentre il 60% delle elettrici e degli elettori "esprime una sostanziale 'non fiducia' su Calenda".

Che viene associato a una figura "poco solida, umorale, che cambia posizione seguendo l'onda del momento".

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