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Il cerchio magico di Elly occupa il partito e lo trascina a sinistra (con il manuale Cencelli)

Dall'ambientalista anti-inceneritori Corrado alla movimentista Bonafoni, ecco la nuova segreteria nazionale dem. L'ironia del dirigente: "Mancano solo i gilet gialli". E lei si prende una vacanza (all'estero).

Il cerchio magico di Elly occupa il partito e lo trascina a sinistra (con il manuale Cencelli)

Comporre la segreteria (organismo di cui tra una settimana, come di consueto, nessuno ricorderà l'esistenza) è stata una fatica di Sisifo.

Una battaglia di settimane tra Cencelli delle correnti Pd, capricci, rivalità, sgomitamenti, amici da piazzare, esterni da far digerire: alla fine è venuto fuori un potpourri di «gruppettari, rifondaroli, fedelissimi di Schlein e apparatik. Mancano solo i Gilet Gialli», sintetizza amaramente un dirigente Pd di lungo corso.

E ora Elly Schlein è «un po' stanchina», come direbbe Forrest Gump, e se ne va in vacanza: «Siamo andati un po' lunghi. Vengo da mesi complicati, sia professionalmente che per la vita privata, abbiamo fatto due campagne elettorali di fila e adesso mi prenderò anch'io qualche giorno per riposarmi, perchè non mi sono fermata dal 26 febbraio». Destinazione top secret, per timore dei paparazzi che tanto hanno scosso la compagna, fotografata a tradimento. Anche i colleghi di partito non sanno dove andrà (salvo gli intimi, che custodiscono religiosamente la privacy della leader): «Va negli Usa», butta lì uno. «No, in Sardegna da amici», assicura un altro. «Macchè, va a in Svizzera». Ovunque vada, ha intenzione di spegnere il cellulare.

Alle 14, dopo quaranta giorni di trattative sulla squadra, Schlein si affaccia sorridente su Istagram per annunciare il parto. Ventuno nomi, alcuni noti e i più semi-sconosciuti, ma il bilancio finale è chiaro: Elly ha dato contentini più o meno sostanziosi alle correnti che si sono mostrate collaborative, a cominciare dalla nutrita minoranza che fa capo allo sconfitto Stefano Bonaccini, che avrà Alessandro Alfieri alle Riforme, Davide Baruffi agli Enti locali e Vincenza Rando all'Antimafia; ma blinda con il suo cerchio magico di amici fidati tutta la «ciccia» del Pd. Marta Bonafoni (sinistra movimentista laziale, già discepola di Massimiliano Smeriglio e Fabrizio Barca, non iscritta fino a ieri al partito) sarà coordinatrice della segreteria. L'emiliano Igor Taruffi sarà capo dell'Organizzazione. Il portavoce Flavio Alivernini, aspirante Casalino di Schlein, sarà responsabile Comunicazione: il che vuol dire che presenze tv e nomine Rai passeranno direttamente dal tavolo della segretaria (e del suo potente Virgilio, ossia Francesco Boccia, che la guida abilmente nei meandri di un partito che lei non conosce). Annalisa Corrado, ambientalista ultrà che ha firmato feroci atti di accusa contro il «bugiardo» sindaco dem della Capitale, Roberto Gualtieri, reo di voler risolvere il disastro «monnezza» costruendo finalmente un termovalorizzatore, avrà la delega all'Ambiente. E si può immaginare quanto siano contenti al Campidoglio, con un Pd che gli rema contro insieme ai grillini.

Schlein, con accorta spietatezza, ha bruciato sul nascere le aspirazioni di giovani aspiranti leaderini, suoi alleati ma con ambizioni di farle concorrenza: Marco Furfaro (ex vendoliano) già si vedeva vicesegretario e responsabile Comunicazione, invece si ritrova al Welfare. Marco Sarracino, ex orlandiano campano che voleva l'Organizzazione, è derubricato a responsabile Sud. Peppe Provenzano si deve accontentare degli Esteri (tanto i rapporti internazionali li cura direttamente la leader, come si è visto). Quanto alle correnti, gli ex scissionisti speranzian-bersaniani piazzano Alfredo D'Attorre (relegato a responsabile Università) e Maria Cecilia Guerra, al Lavoro. Il majoriniano Pierfrancesco Majorino è al Diritto alla Casa, che fa molto Anni Settanta. Il santorino (da Michele Santoro) Sandro Ruotolo, già senatore ma rimasto a piedi, è a Informazione e Cultura - e che dio ce la mandi buona. In quota Franceschini c'è Marina Sereni alla Sanità; in quota Orlando l'Economia va a Antonio Misiani; in quota lettiani convertiti sulla via di Damasco allo schleinismo c'è Irene Manzi alla Scuola.

La ex capogruppo Debora Serracchiani viene ricompensata con la delega alla Giustizia, mentre Alessandro Zan andrà, ovviamente, ai Diritti.

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