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Citazioni e fucilate, è rissa su Garibaldi. La sinistra lo arruola contro il governo

Rifondazione comunista: "La Meloni lo cita? Lui sparerebbe"

Citazioni e fucilate, è rissa su Garibaldi. La sinistra lo arruola contro il governo

E Giuseppe Garibaldi, di che partito è? Dopo il padre della lingua italiana, Dante Alighieri, anche un padre della patria finisce nel tritatutto dello scontro politico. Tutto nasce dalla semplice citazione garibaldina del premier Giorgia Meloni all'evento di Fdi, «si fa l'Italia o si muore», nel senso che il premier non punta a sopravvivere ma a lasciare un segno, come ha già detto in altre occasioni. Una frase attribuita dagli storici a Giuseppe Garibaldi, il quale spiega la Treccani - durante la battaglia di Calatafimi l'avrebbe rivolta a N. Bixio, in risposta al timore da lui espresso che fosse impossibile resistere alla preponderanza dei Borbonici. La Meloni può permettersi di usare quell'espressione? Secondo il segretario di Rifondazione Comunista, Maurizio Acerbo, è una grave offesa, punibile con la pena capitale. «Giorgia Meloni disfa l'Italia unita da Garibaldi. Altro che fare l'Italia, insieme a Calderoli e Salvini con l'autonomia differenziata spaccano l'Italia in tanti staterelli. Garibaldi li prenderebbe a fucilate», scrive Acerbo. Il ragionamento è audace: siccome la presidente del Consiglio è alleata con la Lega, che sostiene l'autonomia differenziata, non può neppure citare l'eroe dei due mondi, di cui non si ricordano giudizi sulla riforma Calderoli. Forse è meno azzardato citare un motto garibaldino che attribuire a Garibaldi una posizione politica sul funzionamento delle regioni italiane, nate con la Repubblica, settant'anni dopo la sua morte? E invece no, «ci vuole davvero molto coraggio da parte della presidente del consiglio Meloni ad evocare Garibaldi. Non è forse il suo governo che intende spaccare l'Italia, alla faccia di Garibaldi, con la vergogna del progetto di Calderoli?» chiede Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra italiana, uno dei talent scout di Soumahoro. Garibaldi all'opposizione del governo di centrodestra, un alleato di peso per la sinistra, con una presenza massiccia nelle piazze italiane e nella toponomastica. Ma i Fratelli d'Italia si destano e ribattono al rifondatore comunista Acerbo, che «usando il consueto eloquio forcaiolo dell'estrema sinistra ha evocato le fucilate contro la presidente del Consiglio Giorgia Meloni», un attacco che «infanga una delle memorie patriottiche più care d'Italia» dice il deputato FdI Alessandro Urzì, capogruppo in Commissione affari costituzionali, e che sarebbe solo «patetico» se non fosse per «il richiamo ai pallettoni indegno di un leader politico, anche se di un partito reducistico, rimasto alle logiche dello scontro armato». Vero è che l'effigie di Garibaldi fu il simbolo del Fronte Democratico Popolare, federazione tra Pci e Psi nel 1948. «Garibaldini» sono anche stati Bettino Craxi (grande collezionista di cimeli) e Giovanni Spadolini, segretario del Pri.

Di qui a farne un oppositore del governo Meloni ce ne vuole parecchia di fantasia.

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