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Conte e Speranza dai pm: "Gravi errori di Crisanti"

Ex premier ed ex ministro entrano in tribunale di nascosto. "Difendiamo le scelte sulla pandemia"

Conte e Speranza dai pm: "Gravi errori di Crisanti"

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Sono entrati di nascosto intorno alle 14, scappando qualche ora dopo su auto coi vetri oscurati. Ufficialmente per problemi di ordine pubblico, vista la pattuglia di No Vax e No Green pass appostati fuori nonostante la pioggia, con striscioni e slogan forcaioli irripetibili, mescolati ad alcuni parenti delle vittime del Covid. Dentro i corridoi, come i cavalli al Palio di Siena, i giornalisti si erano appostati in ordine sparso tra forze dell'ordine e agenti in borghese. In vigile attesa, sperando di catturare qualche immagine, qualche frase. Invece niente: Giuseppe Conte e Roberto Speranza sono stati interrogati nell'aula 17 al piano terra del palazzone di giustizia di Brescia, a porte chiuse come prevede lo stantio protocollo del Tribunale dei ministri, composto da un collegio speciale presieduto dalla giudice Mariarosa Pipponzi e composto da altre due toghe civili, una formula che non piace neanche ai loro legali. Sono accusati di epidemia colposa e omicidio colposo per la mancata Zona rossa nella Bergamasca e la mancata applicazione del piano pandemico che, seppur datato 2006, per la magistratura poteva salvare almeno 4mila anime.

Caterina Malavenda è la prima a parlare, stretta in un trench panna: «Conte ha spiegato tutto quello che è successo dal 26 febbraio al 6 marzo 2020». Una versione esauriente, carte alla mano, durata poco più di un'ora, assicura il battagliero legale accerchiato dai microfoni. A differenza della deposizione fatta in Procura a Bergamo il 12 giugno 2020, Conte aveva «l'appunto informale» del 2 marzo 2020, in cui Cts, Iss ed esperti suggerivano di adottare misure restrittive per Nembro e Alzano sulla falsariga di quanto avvenuto pochi giorni prima nel Lodigiano. Allora Conte disse che la bozza gli era arrivata ufficialmente via mail il 5 marzo, firmata solo da Speranza. «Mai stata prima nelle mie mani», disse. Oggi il cambio di strategia. «Abbiamo fiducia nella giustizia, ora speriamo che finisca tutto presto e bene», dice la Malavenda, annunciando una possibile memoria difensiva.

Più aggressivo Guido Calvi. Prima assicura che Speranza «risponderà a tutte le domande», poi ammette che l'ex ministro in mezz'oretta di interrogatorio ha fatto solo una breve dichiarazione, facendo parlare le 70 pagine di memoria difensiva secretata («Non ve la faccio leggere, violerei la mia deontologia», sussurra a microfoni spenti), infine accusa il consulente della Procura Andrea Crisanti - oggi senatore Pd - di aver fatto «un grave errore nella sua perizia, inducendo a sbagliare anche i magistrati di Bergamo, facendo intendere che la raccomandazione Oms del 5 gennaio 2020 sul Covid «fosse vincolante», a differenza dell'emergenza lanciata solo il 31 gennaio, col conseguente invito a utilizzare i piani pandemici influenzali. Invito declinato perché secondo Calvi «l'intera comunità scientifica lo aveva dichiarato inefficace». Sul parere giuridico che ne suggeriva l'adozione, come su alcune rivelazioni «pericolose» contenute nel libro di Speranza Perché guariremo (frettolosamente sparito dagli scaffali) Calvi glissa, puntando sulla mancata Zona rossa, la cui «colpa» è tutta in carico a Conte («A noi non è stata contestata»), quasi a smarcarsi dal leader M5s.

E ora cosa succederà? Sarà archiviato tutto o verrà chiesto alla Procura di Roma di chiedere l'autorizzazione alle Camere per Conte e Speranza per un processo ordinario davanti a giudici del tribunale di Brescia? Ci vorrà un mese o forse più per capirlo. Da questa scelta dipenderanno probabilmente anche i destini della dozzina di co-imputati negli stessi reati, dall'ex coordinatore Cts Agostino Miozzo al presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, dall'ex assessore lombardo Giulio Gallera fino al presidente Iss Silvio Brusaferro, da Franco Locatelli del Consiglio superiore di Sanità agli ex dirigenti alla Salute Claudio D'Amario e Giuseppe Ruocco e altri.

In attesa che la commissione parlamentare d'inchiesta sul Covid rimescoli tutto.

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