Così Ester, nipote di un deportato a Auschwitz ha strappato il collegio alla dem Cirinnà

La giornalista Mieli alla sua prima esperienza batte una politica navigata

Così Ester, nipote di un deportato a Auschwitz ha strappato il collegio alla dem Cirinnà

Ester Mieli batte Monica Cirinnà. Dallo scrutinio delle elezioni politiche, e in particolare dalle urne della Capitale, giunge un altro risultato che non farà piacere ai narratori dell'allarme democratico, affezionati all'idea che il primo partito del Paese, Fratelli d'Italia, sia una riedizione di una storia vecchia ormai di cent'anni, la storia dell'«eterno fascismo».

A testimoniare che non è (più) così, ci sono un'infinità di atti e posizioni politiche, e un gran numero di volti e storie. Fra queste, un posto particolare ora spetta alla neo senatrice Mieli.

Romana doc, Ester Mieli è una giornalista (lavora per «Zona bianca», su rete 4). Riservata, poco incline all'esibizionismo, si è candidata per la prima volta e l'ha fatto senza alcuna enfasi sulla sua storia familiare o sulla sua religione. Ma la sua non è una storia qualsiasi. Ester Mieli in passato è stata portavoce della Comunità ebraica di Roma ed è nipote di un importante testimone dell'Olocausto, ormai scomparso: Alberto Mieli, che nel 2015 (proprio insieme alla nipote) ha scritto «Eravamo ebrei. Questa era la nostra unica colpa», raccontando per la prima volta dopo 70 anni l'infernale esperienza da deportato ad Auschwitz.

Chi conosce bene Ester Mieli, l'ha spesso sentita ripetere che la sua è «una candidatura da cittadina italiana» e che «ogni ebreo in parlamento rappresenta se stesso e non la sua comunità di appartenenza», così come «anche che le comunità esprimono valori e non fanno politica». Si dice anzi che su questo aspetto sia categorica, proprio per una questione di rispetto e «amore per la comunità di appartenenza». Odia le strumentalizzazioni, insomma, e questa storia familiare non è entrata in campagna elettorale, né in una sfida che è stata giocata tutta su una scelta politica.

Da esordiente, da esponente di FdI, Mieli ha sfidato in un collegio romano la (ben più nota) esponente del Pd Monica Cirinnà, politicamente molto esperta e conosciuta per aver difeso strenuamente - nel corso di una carriera lunga oltre 30 anni - le istanze della comunità «lgbt» e la sua idea di «diritti civili». Domenica, al seggio, la senatrice Cirinnà ha anche protestato anche davanti ai registri elettorali divisi tra uomini e donne: «È un ostacolo - ha detto - all'esercizio del voto delle persone trans e non binarie che, in questo modo, sono costrette a fare coming out».

Non sapeva che quella protesta sarebbe stata la sua ultima iniziativa da senatrice.

Nonostante il sostegno pubblico di altri volti noti come quello di Laura Boldrini, e nonostante l'impegno del marito Esterino Montino, sindaco di Fiumicino (popoloso centro ricompreso nel collegio) Cirinnà stata sconfitta nettamente.

Il 13 ottobre il Senato si riunirà per la prima seduta. A presiederlo dovrebbe essere Liliana Segre, sopravvissuta alla Shoah e senatrice a vita. E sui banchi della destra italiana siederà anche Ester Mieli.

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