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Cospito trasferito a Opera dove riceverà assistenza. Ma rimarrà al carcere duro

Da Sassari a Milano. Nel carcere di Opera che ha un centro clinico attrezzato e pure una sorta di reparto distaccato all'ospedale San Paolo, con due stanze ad hoc per i detenuti al 41 bis

Cospito trasferito a Opera dove riceverà assistenza. Ma rimarrà al carcere duro

Da Sassari a Milano. Nel carcere di Opera che ha un centro clinico attrezzato e pure una sorta di reparto distaccato all'ospedale San Paolo, con due stanze ad hoc per i detenuti al 41 bis. La linea del governo sul caso Cospito è ormai tracciata: si ad un trattamento sanitario che garantisca al detenuto anarchico le migliori cure, no alla revoca del 41 bis.

Alfredo Cospito resta al carcere duro anche se ha perso più di quaranta chili di peso e il suo stato di salute preoccupa chi gli sta intorno; il Guardasigilli Carlo Nordio aspetta il parere della procura di Torino e della procura nazionale antimafia e antiterrorismo, ma tutto lascia pensare che la situazione sia ormai cristallizzata.

La decisione formale dovrebbe arrivare nei prossimi giorni, non oltre il 12 febbraio, mettendo insieme valutazioni di carattere tecnico con considerazioni che alla fine sono politiche. E la politica ha dettato la linea: Nordio ha una sensibilità più garantista, Meloni e molti ministri hanno invece un'altra visione in cui conta molto la certezza, anzi la forza della pena.

Ma qui il discorso si fa più articolato e complicato: gli attentati e le minacce degli ultimi giorni hanno di fatto bloccato e reso improponibile una soluzione umanitaria che forse qualcuno aveva coltivato a Palazzo Chigi. Eliminare il 41 bis oggi vorrebbe dire nei fatti piegarsi al ricatto degli estremisti o cedere alle pressioni della piazza, ai cortei e agli slogan per la liberazione di Cospito. Strada chiusa: un sì alla revoca sarebbe letto come una resa dello Stato, qualcosa di simile, fatti i debiti paragoni, a quel che si rischió ai tempi della famosa trattativa - che poi andava declinata al plurale: le trattative - quando Cosa nostra cercò in tutti i modi, con le bombe e gli attentati sanguinari, di far saltare il 41 bis che toglieva ossigeno ai capi d Cosa nostra.

Oggi di fatto ci si trova in un contesto simile, anche se, per fortuna, non ci sono stati morti e l'aggressione è molto meno strutturata e invasiva di quella messa in atto trent'anni fa dalla mafia.

La traiettoria peró è la stessa e Nordio, spalleggiato dal governo, ha cercato di anticipare i tempi e disinnescare il braccio di ferro.

Fra l'altro, i pareri medici sono controversi, ma la difesa di Cospito sottolinea il peggioramento delle condizioni di salute dopo oltre cento giorni di sciopero della fame e Meloni di tutto avrebbe bisogno fuorché di creare un martire. Così si prova a parare il colpo, trasferendo lo scomodo detenuto in una struttura collaudata proprio con i boss più importanti e lo stato maggiore di Cosa nostra: ad Opera sono stati detenuti fra gli altri Totò Riina, che più di una volta fu trasportato al San Paolo in mezzo a eccezionali misure di sicurezza, Bernardo Provenzano e Nitto Santapaola.

Fin qui l'esecutivo. In ogni caso, Nordio si affida alla magistratura: la procura di Torino e la procura nazionale antimafia che per legge devono esprimere un parere davanti a una richiesta come quella presentata dagli avvocati di Cospito.

Ma pare difficile che ci possa essere un passo indietro: fra l'altro il procuratore generale di Torino Francesco Saluzzo, che tre settimane fa ha ricevuto da ambienti anarchici una busta con un proiettile, ha chiesto di essere sentito e con ogni probabilità solleciterà il mantenimento del massimo rigore.

Anche se l'avvocato Flavio Rossi Albertini sostiene che una sentenza della corte d'assise di Roma scatta una fotografia inedita di Cospito che non avrebbe dato ordini dalla cella al network anarchico oltre le mura del penitenziario.

Un elemento forte contro il 41 bis.

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