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Covid, l'accusa choc al Conte 2: "Dossier dei servizi segreti sui familiari delle vittime"

In Senato la conferenza dei familiari delle vittime di Bergamo (Sereni Sempre Uniti) sulla gestione della pandemia in Italia

Covid, l'accusa choc al Conte 2: "Dossier dei servizi segreti sui familiari delle vittime"

“Qualche politico ha commissionato ai servizi segreti un dossier su di noi”. L’atto di accusa viene formulato nel primo pomeriggio a Palazzo Madama. I familiari delle vittime di Bergamo, radunati nell’associazione Sereni Sempre Uniti, sono in Senato per una conferenza stampa sulla “mancata dichiarazione di zona rossa ad Alzano e Nembro”. Storia trita e ritrita, ormai. Che risale a due lunghi anni fa, quando ancora la guerra in Ucraina era di là da venire. Ma che ancora conserva delle zone d’ombra (decine) e improvvisi colpi di scena. Come l’accusa formulata da Robert Lingard, consulente e anima dell’associazione, nei confronti dell’allora governo Conte.

Va detto, per completezza di cronaca, che non esistono prove scritte. “Certe cose non le lasciano per iscritto”, dice Lingard al Giornale.it a margine dell’iniziativa. Vero? Falso? Difficile verificare. Eppure Lingard conferma più volte: “Mi è stato riferito da fonti - insiste - che qualche politico avrebbe commissionato alle agenzie di intelligence centinaia di pagine di dossier sulle persone che oggi si trovavano al mio fianco a parlare di accountability delle istituzioni”. Presenti alla conferenza, oltre a Lingard, ci sono il senatore Gregorio De Falco, l’avvocato Consuelo Locati e l’ex generale Pier Paolo Lunelli. “Per questo metodo (di dossieraggio, ndr) - aggiunge Lingard - un dirigente proprio del Ministero della Salute si e’ trovato indagato dopo avere millantato l’esistenza di dossier compromettenti nei confronti di altri funzionari del ministero che osavano criticare la farragginosità della risposta italiana alla pandemia”. Per i familiari delle vittime si tratterebbe di una “operazione di framing costruita a tavolino per intimidirci o farci percepire come una minaccia dello Stato”.

Quello andato in onda nella Sala Caduti di Nassirya del Senato, in fondo, è il replay di una battaglia che va avanti da anni. Da una parte i familiari convinti che lo Stato abbia avuto un comportamento "indecoroso" verso le "150mila vittime del Covid”. Dall’altra le istituzioni, regionali e nazionali, che glissano sulla necessità di avviare una commissione d’inchiesta su quanto successo durante la prima ondata. In aula si parla dell’assenza di tamponi in Lombardia, delle mascherine per i sanitari mai arrivate prima del 20 aprile, ovvero due mesi dopo lo scoppio dei focolai. Ma anche delle riunioni dell’Ecdc cui i nostri funzionari non si presentarono. Oppure dell’errore di lasciare approdare gli aerei dalla Cina con scalo intermedio. O ancora della famosa partita Atalanta-Valencia, del mancato aggiornamento del piano pandemico, della “corsa alla stesura” del “famigerato piano anti covid” segreto e del “dossier Zambon” fatto sparire in fretta e furia.

“La trasparenza delle istituzioni e’ stato uno dei problemi fondamentali della gestione della pandemia”, ripete due volte Lingard prima che il senatore Gianluigi Paragone prenda la parola. I familiari non risparmiano Regione Lombardia, l’ex assessore Gallera e Attilio Fontana. Ma per la mancata chiusura della zona rossa di Alzano e Nembro puntano il dito verso Roma e verso il Partito democratico lombardo. “Il Pd - attacca Lingard - attraverso le campagne ‘Milano non si ferma’ e ‘Bergamo non si ferma’ avrebbe potuto colpire due piccioni con una fava. In Regione avrebbe potuto fare terra bruciata del consenso degli imprenditori, diventandone interlocutore al posto della Lega. A Roma, avrebbe invece potuto indebolire Conte.

Nel mezzo, piu’ di sei mila bergamaschi morti ammazzati”.

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