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Dal crollo di Wall Street alla crisi dell'euro e al Covid. I sedici anni della Merkel sulle montagne russe

Da una crisi all'altra: più di tre lustri di potere indiscusso. E la Germania si interroga, senza risposta, sulla sua eredità: ci vorranno anni per capirla davvero

Dal crollo di Wall Street alla crisi dell'euro e al Covid. I sedici anni di Angela sulle montagne russe

È cambiata lei, siamo cambiati noi. Sedici anni sono lunghi, specie se gran parte del tempo lo passi sulle montagne russe, tra discese a capofitto e relative risalite: il crollo di Wall Street con successivo effetto domino sulla finanza globale, la crisi esistenziale dell'euro, un'ondata di profughi senza precedenti dalla seconda guerra mondiale, e per non farsi mancare nulla, una pandemia.

È iniziato tutto con un'Angela Merkel dall'acconciatura improbabile, che nel 2005, la sera delle prime elezioni, più pareggiate che vinte, confessava ai fedelissimi di non sapere se sarebbe riuscita a tenere insieme la Cdu, il suo partito. Oggi la sua corsa (politica) è in dirittura d'arrivo tra mille manifestazioni di rispetto per la grande statista: «Governare la Germania dopo Angela Merkel, è come interpretare James Bond dopo Sean Connery», ha scritto un commentatore inglese. «Quando sono salita al potere non c'era nemmeno l'iPhone», ha detto l'interessata in una delle ultime dichiarazioni al Bundestag. Sembra un dettaglio gratuito e forse non è così, visto che tra le caratteristiche della Cancelliera c'è quella di aver trasformato per la prima volta il telefonino in un'inedita plancia di comando digitale (lei stessa ha dichiarato di ricevere una media di 30 messaggini all'ora).

Il suo potere è durato così a lungo che in Germania circola un aneddoto, non si sa se vero o inventato. Pare che un allievo delle elementari abbia chiesto alla sua maestra se un giorno anche lui, maschietto, potrà diventare Cancelliere, o se invece l'incarico sia riservato alle sole bambine. Forse proprio per il tanto tempo passato in sua compagnia i tedeschi non riescono a rispondere alla domanda che tutti i media, dalle trasmissioni tv ai giornali, pongono con cadenza quasi ossessiva: quale è il bilancio di Angela, quale sarà la sua eredità?

Der Spiegel, che da sempre si candida al ruolo di coscienza critica del Paese, e che ha dedicato alla Cancelliera uscente numeri speciali e raccolte antologiche, in una delle ultime uscite lo ha messo nero su bianco: «Quello che ha fatto di buono lo si capirà solo tra qualche anno o addirittura qualche decennio. Perchè la storia esprima i suoi giudizi ci vuole del tempo. Non conosciamo tutte le conseguenze delle sue azioni, e forse qualcosa andrà visto alla luce di quello che riuscirà a fare il suo successore».

Nel riassunto c'è tutta la difficoltà di valutare una politica basta sugli spostamenti millimetrici, sui progressivi aggiustamenti alla realtà così come è, piuttosto che a quella che si vorrebbe, sull'estraneità a grandi visioni intellegibili all'osservatore.

Anche visti dall'Italia i termini della questione non cambiano. Sui tempi lunghi si parlerà della severa Cancelliera dell'austerità o della statista dei Coronabond (Eurobond in tutto tranne che nel nome)? Dell'alleata dei falchi della Bundesbank o di colei che, un passo alla volta, ha reso l'impensabile (il finanziamento dei paesi del Sud) possibile? Di sicuro pare difficile parlare di passione tra la Cancelliera e il nostro Paese. Vacanze a parte (le immancabili pause a Ischia e in Alto Adige) c'è poco altro. Confinata al di là del Muro, la Merkel non ha vissuto gli anni Cinquanta e Sessanta dei tedeschi dell'Ovest: la scoperta del Belpaese come orizzonte ideale per un altro tipo di vita. E nemmeno, più modestamente, ha fatto esperienza del cosiddetto «Italiener um die Ecke», il ristorante italiano dietro l'angolo, onnipresente punto di riferimento delle famiglie tedesche di quel periodo, palestra di gusto e di scoperte culinarie. Quanto alla politica, come conciliare la linearità di una scienziata tedesca con le abitudini di un Paese in cui la linea più breve tra due punti è un arabesco (Flaiano dixit)? Impossibile, l'incomunicabilità è nei fatti.

E forse anche per questo, nelle numerose interviste, in cui le è stato chiesto come impiegherà il tempo libero che avrà in futuro, l'Italia non sembra aver mai fatto capolino.

In pole position ci sono due sogni che ha detto di nutrire sin da bambina: un lungo viaggio sulla Transiberiana e l'esplorazione delle Montagne Rocciose.

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