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Lo scontro, la tagliola e il voto: così è stato affondato il ddl Zan

Il Senato dice stop all'esame degli articoli: il disegno di legge contro l'omotransfobia è morto. La sinistra si impunta e si schianta contro il muro

Lo scontro, la tagliola e il voto: così è stato affondato il ddl Zan

Alla fine il ddl Zan si schianta contro lo scoglio del Senato e finisce così su un binario che, nei fatti, decreta la morte del provvedimento. Un esito paventato nelle scorse ore, dopo la chiusura al dialogo nei confronti del centrodestra. Palazzo Madama ha votato a favore dello stop all'esame degli articoli, che ha ottenuto 154 voti favorevoli, 131 contrari, e due astenuti.

Erano arrivate due richieste di voto a scrutinio segreto, riferite alle proposte di Roberto Calderoli (Lega) e Ignazio La Russa (Fratelli d'Italia), che sono state ammesse in base al regolamento e ai precedenti. La presidente del Senato, Elisabetta Casellati, ha quindi dato il via libera al voto a scrutinio segreto sulla richiesta di stop all'esame degli articoli del ddl Zan, la cosiddetta "tagliola". Una decisione contestata da Partito democratico, Movimento 5 Stelle e Liberi e uguali.

Il ddl Zan è morto

Enrico Letta aveva aperto a possibili modifiche, ma le sue buone intenzioni non hanno trovato applicazione concreta nell'atteggiamento di Pd, M5S e Leu. Che si sono messi di traverso rispetto all'ipotesi di guadagnare un'altra settimana per trovare una larga convergenza tra tutti i partiti. In tal modo il fronte giallorosso si rende protagonista di un clamoroso autogol. Il centrodestra chiedeva di eliminare i riferimenti all'educazione scolastica e all'identità di genere, mantenendo comunque il principio della lotta alle discriminazioni. Ma il comportamento duro e puro dei giallorossi ha fatto schiantare contro un muro il disegno di legge contro l'omotransfobia.

Il voto del Senato ha dunque provocato la morte del ddl Zan. Ad avvertire sui possibili rischi era stato Alessandro Zan, che auspicava nel sostegno di Italia Viva alla causa giallorossa. "Se oggi la tagliola passa, la legge è morta", aveva detto prima del parere di Palazzo Madama.

Il fallimento della mediazione

Nella giornata di ieri era fallito il tentativo di mediazione lanciato da Enrico Letta: il segretario del Partito democratico aveva aperto ad alcune modifiche rispetto al testo originale, dando vita così a un tentativo per trovare un accordo in extremis. Ma gli animi del dibattito sono rimasti accesi, i toni si sono fatti sempre più forti e la tempesta ha travolto il disegno di legge contro l'omotransfobia: prima Movimento 5 Stelle e Liberi e uguali non hanno partecipato al tavolo politico indetto dal presidente Andrea Ostellari; poi la Lega ha chiesto il rinvio di una settimana per arrivare in Aula con un'intesa.

Su quest'ultima ipotesi si è tirato su il muro di Pd, M5S e Leu: i tre partiti giallorossi si sono detti contrari a un ulteriore slittamento temporale, puntando a superare lo scoglio al Senato con il testo attuale. Dall'altro lato però la mossa del centrodestra non è cambiata: non sono state ritirate le richieste di sospensiva di discussione degli emendamenti al testo. Il risultato? Il voto segreto, come si era ipotizzato dall'inizio, ha portato all'affossamento definitivo del ddl Zan.

Ora la sinistra dovrà leccarsi le ferite provocate dal suo stesso atteggiamento.

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