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Def, l'"imputato" Giorgetti mette la faccia sul Patto

Via libera con 197 sì e 126 no. Il ministro dell'Economia: "Abbiamo la fiducia di popolo, Camere e mercato"

Def, l'"imputato" Giorgetti mette la faccia sul Patto

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«Abbiamo la fiducia del popolo, di Camere e mercati. Il nostro modello passa per sacrificio, investimento e lavoro. Basta LSD, lassismo, sussidi e debito».

Giancarlo Giorgetti interviene alla Camera sulla discussione del Def - l'Aula della Camera approva la risoluzione di maggioranza sul Def con 197 voti a favore, 126 voti contrari e 3 astenuti - e pur non rinunciando all'abito da uomo del fare poco votato alle suggestioni verbali, indossa una veste più politica del solito, lanciando alcuni messaggi e dettando alcuni giudizi duri e taglienti. L'attacco è soprattutto quello al Superbonus, un macigno che rischia di pesare con la sua zavorra sul bilancio pubblico per anni. Una misura «abnorme e ingiustificata che «ha creato un mostro che ha distrutto la finanza pubblica in questi anni e nei prossimi a venire». Giorgetti ricorda come i bonus edilizi esistano almeno dal 1996 e abbiano «contribuito al rinnovamento del patrimonio edilizio e anche alla crescita». Fenomeno invece che non si è verificato con l'ultimo bonus edilizio: «Che bello sarebbe il Superbonus che fa schizzare il Pil dice Giorgetti ma che brutto è quello che crea un grave dilemma su chi deve prendere decisioni, se finanziare Superbonus o limitare i trasferimenti alla sanità, alla scuola, alla cultura. Chi ha deciso questo tipo di politica ha deciso di metterli sul Superbonus e toglierli a qualcun altro».

C'è poi il capitolo del nuovo Patto di stabilità approvato dal Parlamento Ue. Giorgetti dice che quello appena votato senza i voti degli europarlamentari italiani «è sicuramente un compromesso, non è la proposta che il sottoscritto aveva portato avanti in sede europea». È comunque «un passo in avanti rispetto alle regole di bilancio che sarebbero tornate in vigore l'anno prossimo. Certamente questo patto di stabilità e crescita non risponde esattamente ai criteri di coloro che pensano che la crescita dipenda dal modello Lsd, cioè lassismo, debito e sussidi. Continuo a pensare che il modello della crescita sia quello che ha fatto grande questo Paese nel dopoguerra ed è quello che passa per sacrificio, investimento e lavoro». Il ministro indica alcune direttrici seguite dal governo. L'occupazione è ai massimi perché «abbiamo investito sul lavoro e non sul sussidio». Inoltre, «nell'ultima legge di bilancio abbiamo trovato risorse supplementari per conciliare la maternità col lavoro. Continueremo in questa direzione perché è fondamentale, perché con gli indici di natalità di questo paese non c'è sistema di welfare che possa tenere». Infine, «tutto il nostro sforzo a partire dalla decontribuzione è andato a tutela dei redditi bassi e delle famiglie numerose». Il governo «ha meritato la fiducia innanzitutto del popolo, vedendo i risultati elettorali mi pare ci sia; del Parlamento, e mi sembra ci sia; e anche la fiducia dei mercati, che è importante con un debito come quello italiano, l'abbiamo meritata».

Giorgetti si concede anche una battuta a margine dei lavori. Su La Stampa era stato pubblicato un virgolettato del ministro che avrebbe risposto «magari, sono stanco» alla domanda se il voto sul nuovo Patto di stabilità potesse rappresentare per lui una sfiducia. La smentita arriva accompagnata da un sorriso.

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