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La delega fiscale è legge: investimenti più facili e stipendi meno tartassati Meloni: "Una riforma attesa da 50 anni"

Missione compiuta. Il governo porta a casa in cinque mesi la riforma del Fisco

Il viceministro Maurizio Leo
Il viceministro Maurizio Leo

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La delega fiscale è legge: investimenti più facili e stipendi meno tartassati Meloni: "Una riforma attesa da 50 anni"

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Missione compiuta. Il governo porta a casa in cinque mesi la riforma del Fisco. Il viceministro dell'Economia Maurizio Leo, padre del provvedimento, è raggiante: «È una riforma storica». Il premier Giorgia Meloni la definisce una «riforma strutturale e organica, che incarna una chiara visione di sviluppo e crescita e che l'Italia aspettava da cinquant'anni. Meno tasse su famiglie e imprese, un fisco più giusto e più equo, più soldi in busta paga e tasse più basse per chi assume e investe in Italia, procedimenti più semplici e veloci. Sono alcuni dei principi di un provvedimento storico che rivoluzionerà il rapporto tra Fisco, cittadini e imprese e che il governo lavorerà per attuare concretamente con i decreti attuativi. Un impegno preso con i cittadini che oggi abbiamo onorato, nell'interesse dell'Italia».

È stata una partita cruciale per il centrodestra, nella quale il titolare di Via XX settembre Giancarlo Giorgetti è rimasto defilato. Ieri, l'Aula di Montecitorio, prima della pausa estiva, ha dato il via libera, in terza lettura, alla delega fiscale: 184 sì, 85 no e nessun astenuto. Compatta la maggioranza, contrarie le opposizioni (Pd, M5S, Avs e +Europa) tranne Azione-Iv che ha votato a favore. Una seduta fiume con votazioni a raffica e segnata da uno scontro duro tra maggioranza e opposizione. Una trentina gli emendamenti presentati dalle opposizioni e bocciati dall'Aula. Accolto, invece, l'ordine del giorno del M5s che impegna il governo «a introdurre una tassazione dei ricavi conseguiti sul territorio nazionale per tutte le imprese appartenenti a gruppi multinazionali e nazionali non aventi una stabile organizzazione sul territorio nazionale». C'è tempo anche per un siparietto, dopo che in pochi minuti erano stati effettuati molti voti. Ha chiesto la parola il deputato Pd Luciano D'Alfonso: «Non voglio disturbare il velocismo di questa seduta» ha detto, ricevendo la risposta del vicepresidente Mulè: «Non è velocismo, è efficienza». Applauso dell'Aula. La segretaria del Pd Elly Schlein non fa sconti: «A chi evade le imposte vengono promessi, senza alcuna verifica sulla sua situazione di difficoltà economica, sconti di sanzioni e interessi, tempi biblici di pagamento e futuri condoni». Per il viceministro Leo invece «con la riforma cambiamo volto al sistema tributario, è questo che vogliamo fare, ma senza abbassare la guardia nella lotta all'evasione». Il provvedimento, licenziato ieri dal Parlamento, fissa una cornice generale nella quale ora l'esecutivo dovrà varare i decreti attuativi della riforma entro 24 mesi. La legge delega conta 23 articoli. I primi decreti sono attesi per dicembre. La riforma introduce almeno quattro grandi novità. La prima: il passaggio da quattro e tre aliquote Irpef. L'obiettivo finale è l'aliquota unica. La seconda: si introduce una tassazione agevolata su straordinari, tredicesima e premi di produttività. La terza: arriva il concordato preventivo biennale per le partite Iva e le Pmi. In pratica il fisco calcolerà quanto dovuto ai fini dell'imposta sui redditi per i due anni successivi: chi accetta non avrà contestazioni sull'Irpef e avrà certezza su quanto deve pagare. La quarta è la revisione dell'Iva per renderla più aderente alla normativa Ue. Tra le possibilità anche Iva zero per alcuni prodotti di prima necessità. Nella legge delega entrano altre mini-riforme. Tra cui il superamento dell'Irap e del superbollo. E poi ancora: il doppio regime agevolato Ires e lo stop alle sanzioni penali tributarie, in particolare quelle connesse alla dichiarazione infedele, per i contribuenti aderenti all'adempimento collaborativo che hanno avuto «comportamenti collaborativi e comunicato preventivamente» i rischi fiscali. Lo stop all'automatismo prelievi forzosi sui conti correnti e una riforma dei tributi regionali. Un impianto di vasta portata che il governo dovrà tradurre in norme. È soddisfatto il relatore del testo Alberto Gusmeroli (Lega), presidente della commissione Attività produttive della Camera: «Andiamo verso un fisco meno complicato, meno esoso e più equilibrato». Dal fronte di Fi Stefano Benigni parla di «rivoluzione fiscale».

Luigi Marattin del Terzo Polo motiva il voto a favore: «Una riforma che ricalca l'impostazione draghiana».

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