Magistratura

Dell'Utri, la sentenza che smonta i teoremi. "Mai una prova sui rapporti con le cosche"

Così il verdetto che ha annullato la confisca dei beni. Sbugiardati i pm di Firenze

Dell'Utri, la sentenza che smonta i teoremi. "Mai una prova sui rapporti con le cosche"

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Dell'Utri, la sentenza che smonta i teoremi. "Mai una prova sui rapporti con le cosche"

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C'è la Procura di Firenze che vuole processare Silvio Berlusconi alla memoria, portandolo di fatto sul banco degli imputati insieme a Marcello Dell'Utri. E però ci sono altri giudici che hanno assolto il Cavaliere anche da morto, appena prima che i pm fiorentini partissero all'attacco, smontando una per una le accuse che per decenni lo hanno indicato come complice di Cosa Nostra, e che sono alla base delle indagini fiorentine. La sentenza con cui il Tribunale di Palermo il 23 marzo ha rifiutato la confisca dei beni di Marcello Dell'Utri è un'opera di debunking meticolosa delle multiformi teorie avanzate dall'asse pm-giornali in questi anni sulle origini della Fininvest e sulla nascita di Forza Italia.

La sentenza respinge la richiesta di confisca dei beni di Dell'Utri e dei suoi familiari, e rifiuta di applicare all'ex senatore azzurro la sorveglianza speciale. Ad avanzare la richiesta, la Procura e poi la Procura generale di Palermo, uscite malconce dal processo sulla presunta trattativa Stato-Mafia, ma decise a non mollare la presa. I pm sostenevano che «il patrimonio che Dell'Utri ha costituito nel corso della sua storia non può considerarsi l'esito dell'incontro tra uno straordinario talento e l'occasione offerta dal libero mercato, bensì il frutto dei suoi duraturi ed intensi legami con la consorteria mafiosa». Quando Dell'Utri sbarca ad Arcore, dicono i pm, lo fa per conto di Cosa Nostra, investendo i capitali sporchi nella nascita di Milano 2. I milioni versati poi dal Cavaliere al vecchio amico, dicono i pm, sono il prezzo per non avere rivelato questo peccato originale.

Ribatte il tribunale, che già due anni fa aveva respinto la prima richiesta di sequestro preventivo: «Non è risultata mai processualmente provata l'attività di riciclaggio di Cosa Nostra nelle imprese berlusconiane». Quindi «non risultando che vi sia stato un apporto di capitali illeciti da Cosa Nostra verso Fininvest, non si può affermare che Dell'Utri abbia potuto, per questa ragione, ricattare Berlusconi nel corso degli anni».

I giudici prendono in esame le dichiarazioni di tre pentiti (Angelo Siino, Antonino Galliano e Francesco Onorato) utilizzati dai pm a sostegno della loro tesi e le smontano: «Siino non dimostra avere alcuna conoscenza specifica nè degli incarichi lavorativi del Dell'Utri alle dipendenze di Berlusconi nè dei guadagni illeciti di Dell'Utri»; Galliano fa «dichiarazioni generiche e vieppiù de relato da fonte non riscontrabile»; Onorato prima dice una cosa e poi smentisce se stesso. Ma soprattutto i giudici dicono che non c'è nulla da rivelare, niente da scoprire, perché «è stato dimostrato che per tutte le 18 operazioni realizzate tra le 22 società del gruppo Holding Italiana (detentrici delle quote sociali di Fininvest) negli anni dal 1978 al 1985 è stato possibile identificare l'origine lecita della provvista». Il consulente dei pm, Francesco Giuffrida, divenuto un'icona dell'Antimafia, secondo cui per otto operazioni il percorso del denaro non era ricostruibile, ha dovuto ricredersi e scusarsi, «il Giuffrida ammetteva che il suo lavoro di ricostruzione era stato parziale e incompleto" e che le sue conclusioni rappresentavano una mera ipotesi di lavoro, suscettibile di interazioni, correzioni ed approfondimenti»; e che una volta approfondito, saltava fuori che «le predette operazioni erano tutte ricostruibili e tali da escludere l'apporto di capitali di provenienza esterna al gruppo Fininvest».

Ancora più netta la risposta che il tribunale dà al secondo silenzio che Berlusconi avrebbe comprato da Dell'Utri, quello sulla genesi di Forza Italia: «Gli stessi collaboratori di giustizia riconoscono che lo straordinario - e per certi versi inatteso - successo del movimento Forza Italia su tutto il territorio nazionale e in particolare in Sicilia, non era dipeso neppure in Sicilia dal loro appoggio».

Morale: «Non è stato possibile confutare la versione secondo cui tali regalie (i versamenti del Cav a Dell'Utri, ndr) fossero disposte da Silvio Berlusconi in maniera volontaria, senza alcuna coartazione, per ragioni di amicizia e riconoscenza».

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