Elezioni politiche 2022

I dem in confusione. Molti sono tentati dal ritorno col M5s. Ma Letta chiude: "Killer di Draghi"

Lo strappo di Carlo Calenda, che in diretta da Lucia Annunziata dice addio all'alleanza con il Pd, apre scenari imprevedibili in casa dem

I dem in confusione. Molti sono tentati dal ritorno col M5s. Ma Letta chiude: "Killer di Draghi"

Lo strappo di Carlo Calenda, che in diretta da Lucia Annunziata dice addio all'alleanza con il Pd, apre scenari imprevedibili in casa dem. Il segretario Enrico Letta si affida all'ironia per nascondere il fallimento della trattativa: «Ho ascoltato Carlo Calenda. Mi pare da tutto quel che ha detto che l'unico alleato possibile per Calenda sia Calenda. Noi andiamo avanti nell'interesse dell'Italia». E attacca: «Carlo non ha onorato la parola».

Più dura la reazione sui canali social ufficiali del partito democratico: «Calenda parla di onore. Onore è rispettare la parola data. Un accordo, una firma, una stretta di mano tra persone leali e serie: questo è onore. Il resto, compreso l'attacco alla destra e alla sinistra tutte uguali, è populismo. Populismo d'élite, ma pur sempre populismo».

Tutti i big del Pd sparano e accusano di «tradimento» Calenda. Copione scritto. L'unica certezza al momento è la scissione tra Più Europa e Azione, con la componente di Bonino e Magi che conferma, la decisione ufficiale arriverà nella direzione nazionale di oggi alle 18,30, l'accordo con il Pd.

Al Nazareno ora si valutano tutte le opzioni. Riflettori puntati sul 12 agosto quando si riunirà la direzione nazionale per dare l'ok alle liste. Per quella data il quadro dovrebbe essere più chiaro. Certo potrebbe restare tutto invariato: il Pd conferma alleanza con Verdi, Sinistra italiana, Impegno Civico e Più Europa. Nessun colpo di scena. Però sono al vaglio anche altre ipotesi. Il primo scenario, che fa tremare i polsi al segretario Letta, è una scissione da parte della componente centrista dopo lo scivolamento verso sinistra. Si teme una slavina verso il Terzo polo centrista. Tradotto: il Pd sarebbe a un passo dall'implosione. Tutta l'area mediana dei democratici, che va da Andrea Marcucci a Luca Lotti, potrebbe staccarsi e appoggiare il progetto centrista targato Renzi-Calenda-Pizzarotti. Nascerebbe così uno schema tripolare. I dem perderebbero così tutta la componente cattolica e liberale trasformandosi nella riedizione dei Ds. Scenario che piace all'anima di sinistra del Pd. I sostenitori di una virata a sinistra, che prevede l'opzione di riaprire la trattativa con i Cinque stelle, sono Peppe Provenzano, Goffredo Bettini e Andrea Orlando. E proprio ieri Goffredo Bettini si è tolto il primo sassolino dalla scarpa: «Ho argomentato circa il rischio di un rapporto con Calenda. La sua storia, i suoi contenuti e la brutalità dei suoi modi rendevano, ai miei occhi, del tutto innaturale un cammino comune tra di noi. Ora è il momento di agire guardando al futuro». La seconda opzione è la corsa solitaria. Letta aveva già fatto trapelare l'ipotesi di andare al voto senza alleati. Schema di veltroniana memoria. Che ora diventerebbe la carta di riserva per uscire dall'angolo ed evitare l'ennesima giravolta, l'intesa con i Cinque stelle. La riesumazione del patto Conte-Letta è un'ipotesi che da ieri riprende quota. Sarebbe il degno finale della «commedia lettiana». Giuseppe Conte gode: «Offra a Di Maio i collegi». Il leader del Pd non cade nella provocazione e stoppa: «Conte ha fatto cadere il governo Draghi, per noi è un fatto conclusivo».

Lia Quartapelle, parlamentare dem, esclude questo scenario e twitta: «Dopo M5S, Lega e FI, anche Calenda calpesta il vero lascito dell'esperienza Draghi: cioè unire posizioni diverse per ricostruire l'Italia. Un errore politico grave che rischia di consegnare l'Italia alla destra peggiore di sempre. Noi andiamo avanti forti delle nostre idee». Al netto delle dichiarazioni, al Nazareno il pressing dei filo-contiani sale. C'è un indizio: il M5s ha deciso di non candidare Virginia Raggi e Alessandro di Battista, che sono i più agguerriti avversari del patto con il Pd. Il secondo indizio lo fornisce Gianfranco Rotondi, politico scavato: «Carlo Calenda scappa perché ha saputo quel che io prevedevo da giorni: Enrico Letta ha in tasca l'accordo M5S e lo tirerà fuori».

Letta dopo essersi auto-nominato difensore dell'agenda Draghi si allea con tutti i partiti che hanno spedito a casa l'esecutivo Draghi? Un finale da Scherzi a parte.

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