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Dem ossessionati da ius soli e Zan. E persino Prodi ora corregge Letta

Il Professore: "Parli di altri temi". Un senatore: "Il leader bluffa"

Dem ossessionati da ius soli e Zan. E persino Prodi ora corregge Letta

Le prossime amministrative sono «la prova generale» delle future elezioni politiche, dice ottimisticamente Enrico Letta, che prevede con ragionevole certezza di essere incoronato vincitore della tornata di ottobre. E di blindare così il proprio ruolo nel partito.

Il segretario dem ha chiuso domenica la festa dell'Unità con il consueto comizio, indicando al popolo Pd le bandiere su cui concentrare il proprio entusiasmo politico: il ddl Zan contro l'omotransfobia, e la legge sulla cittadinanza: «Le nostre battaglie sui diritti troveranno risultati entro la legislatura», ha promesso. Il pubblico (non molto esteso) della festa ha accolto la promessa con ovazioni.

Nel gruppo dirigente del partito, cui il leader ha rivolto un accorato appello all'unità - almeno fino al voto - si respira assai meno entusiasmo per una scelta che da mesi sta caratterizzando il Pd su due sole direttrici: la contrapposizione polemica con Matteo Salvini e le battaglie di bandiera (anche perché finora prive di risultati concreti) sui diritti civili, come la legge Zan e lo ius soli. E ieri persino da Romano Prodi, che di Letta è stato uno dei padri politici, ha suggerito al segretario dem di rimpolpare un po' il proprio repertorio politico, perché è difficile battere un centrodestra dato in vantaggio nei sondaggi nazionali a colpi di sanzioni per l'omofobia. Tanto più se le battaglie sui diritti non si riesce neppure a vincerle, in Parlamento. Così l'ex premier fondatore dell'Ulivo, in un colloquio con la Stampa, manda al suo ex pupillo un suggerimento: inizi a fare politica, andando oltre le bandierine e gli slogan: «Se il Pd deciderà di spingere per una politica di forte rivendicazione dei diritti sociali (lavoro, scuola, salute, casa) i voti pioveranno», avverte Prodi. E i diritti individuali, su cui si sta concentrando Letta? «L'affermazione dei diritti individuali avviene solo se esiste una rete sociale», replica il Professore. Ossia: il ddl Zan o lo ius culturae vanno benissimo, ma non aggiungono un voto. Il Pd inizi ad occuparsi dell'agenda economica di governo, che coinvolge tutti, se vuole andare oltre le percentuali under 20% cui appare inchiodato nei sondaggi.

Su questo, nel Pd, sono d'accordo in molti, anche se di qui alle elezioni amministrative l'accorato appello all'unità del segretario verrà rispettato: «Evitiamo nelle prossime settimane malintesi o elementi di frizione, dobbiamo remare tutti nella stessa direzione», ha detto ieri Letta. «Nelle elezioni amministrative - ragiona il parlamentare e costituzionalista Stefano Ceccanti - vota il 50 per cento degli aventi diritto. Quindi è vero che per vincere devi non tanto allargare il consenso quanto motivare e mobilitare innanzitutto i tuoi, e che provvedimenti come il ddl Zan e ius culturae possono funzionare come catalizzatori». Il problema, fa però notare un senatore dem, è che «stiamo costruendo la campagna elettorale su un bluff: né il ddl Zan né tanto meno la legge sulla cittadinanza hanno i numeri per essere approvati in Parlamento. E non perché lo dice Salvini, ma perché non siamo stati in grado di costruire attorno ad essi alcuna intesa parlamentare, necessaria per portare a casa le riforme».

La fortuna di Enrico Letta, al momento, si chiama centrodestra: Matteo Salvini e Meloni sono così concentrati sul farsi i dispetti a vicenda da aver boicottato i candidati più competitivi nelle città al voto, e da rischiare una clamorosa sconfitta non solo a Milano, Bologna e Napoli, ma persino a Roma. I Cinque Stelle di Conte, poi, sono destinati al flop elettorale ovunque.

Per questo Letta spera di poter cantare vittoria il 4 ottobre, ma la rincorsa per le politiche del 2023 sarà comunque lunga.

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