"Per distruggere Hamas Israele deve restare a Gaza"

L'ex direttore della Cia Petraeus: "C'è troppo clamore sugli ospedali, pure noi li mettemmo subito in sicurezza a Falluja"

"Per distruggere Hamas Israele deve restare a Gaza"
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È passato un mese dall'ultimo colloquio col generale David Petraeus al quale il Giornale ha partecipato. Da allora, l'ex direttore della Cia non ha cambiato opinione sulla necessità di Israele di mettere in campo «big ideas», grandi idee strategiche, nel conflitto contro Hamas. Quel che è cambiato, dopo sei settimane di guerra, è la profondità della sua analisi. La principale «grande idea strategica» di Israele è dichiarata ed è l'annientamento di Hamas, dice il generale in un nuovo colloquio organizzato dall'Atlantic Council. «Se si giunge alla conclusione che Hamas è un esercito estremista con il quale non ci si può riconciliare e che non può essere contenuto, allora bisogna distruggerlo. Ed è quello che gli israeliani sono determinati a fare, compreso lo smantellamento dell'ala politica di Hamas. In altre parole, Hamas non deve più essere in grado di governare la Striscia di Gaza e di controllare i circa 2,3 milioni di palestinesi che vi risiedono». Ma, prosegue, «non possiamo immaginare un contesto più difficile di quello che si trovano ad affrontare gli israeliani. Finora, hanno ottenuto risultati impressionanti, ma devono letteralmente mettere in sicurezza ogni edificio, ogni ambiente, ogni negozio, ogni tunnel mentre procedono. E devono mantenerne il controllo».

Per questo, l'operazione di Gaza «dovrebbe essere considerata più una campagna di controinsurrezione rispetto a una campagna militare convenzionale». E anche se Israele è riuscito a far spostare a Aud della Striscia centinaia di migliaia di persone, «ne restano ancora centinaia di migliaia». Di qui, secondo Petraeus, che richiama le campagne condotte al comando delle truppe Usa in Afghanistan e Irak, «è necessario pensare ai cuori e alle menti delle persone. È un elemento chiave della controinsurrezione. Mentre ripulisci, devi resistere e poi ricostruire». A tale proposito, Petraeus sferra una prima bacchettata all'amministrazione Biden. «Ho trovato un po' curioso il clamore per il raid israeliano ad al-Shifa». Il generale richiama, ancora una volta, la guerra in Irak e la battaglia di Falluja: «Il nostro primo obiettivo fu proprio quello di mettere in sicurezza l'ospedale. E lo facemmo per diversi motivi. Il primo era garantire che non fosse una fonte di disinformazione sul numero vittime, come quando veniva controllato dagli estremisti. Il secondo era assicurarsi che fosse operativo, e spero che gli israeliani continueranno a fare quello che hanno fatto il primo giorno in cui sono entrati, quando hanno portato con sé incubatrici e altre forniture mediche».

È fondamentale «mantenere il controllo» delle aree che vengono via via «ripulite» dalla presenza di Hamas, altrimenti «il nemico si infiltrerà nuovamente alle tue spalle». Messo in sicurezza il Nord della Striscia, Israele «dovrà muoversi verso Sud» e qui «sarebbe molto importante avere altre grandi idee» e spiegare «che la vita per il popolo palestinese a Gaza sarà notevolmente migliore dopo che Hamas non ne farà più parte». Petraeus è scettico sulla possibilità caldeggiata dalla Casa Bianca di un controllo della Striscia affidato all'Anp o a una forza multinazionale della regione. «Non sono sicuro che esista in Cisgiordania qualcuno disposto a schierarsi a Gaza ed essere percepito come se arrivasse sul dorso dei carri armati israeliani». Così come ritiene improbabile il coinvolgimento di «un Paese arabo o di un'autorità non transitoria di qualche tipo». Il problema del futuro di Gaza, oltre alla fornitura di assistenza umanitaria, al ripristino dei servizi di base e alla ricostruzione è «garantire che Hamas non possa ricostituirsi», come accaduto in Irak dopo il ritiro Usa e la «distrazione» delle forze locali. «Dopo due anni abbiamo avuto l'Isis e il Califfato». Petraeus lancia una seconda bacchettata alla Casa Bianca, e si dice convinto che di questo rischio gli israeliani «sono molto consapevoli.

Ecco perché sospetto che il primo ministro Netanyahu abbia suggerito che le forze israeliane dovrebbero almeno supervisionare la sicurezza della Striscia». Un'opzione alla quale il presidente Biden si è finora detto contrario.

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