Fiducia su Dl Ucraina. Spunta mediazione sulle spese militari

Dopo le discussioni di questi ultimi giorni, l'esecutivo mette la fiducia, ma non sono attese grosse sorprese. Domani il voto

Fiducia su Dl Ucraina. Spunta mediazione sulle spese militari

Dopo la discussione di ieri fra Mario Draghi e Giuseppe Conte e la salita al Colle del premier per informare Sergio Mattarella della posizione dei partiti sulla spinosa questione delle spese militari, si apprende oggi che il governo ha deciso di porre la fiducia sul dl Ucraina. Ciò avverrà stasera, dopo le 20, mentre il provvedimento sarà votato domani, alle ore 11:00.

Il governo mette la fiducia

Che l'esecutivo avrebbe giocato la carta della fiducia era evidente da giorni, da quando Giuseppe Conte si era detto contrario ad un aumento delle spese militari, definito come "improvvido". Dal canto suo, Draghi non ha mostrato segni di cedimento, continuando a ripetere che non è possibile mettere in discussione gli impegni presi con la Nato. Stasera, dunque, il dl Ucraina arriverà in Aula al Senato, anche se dovremo attendere domani per sapere se avrà o meno ottenuto il via libera.

Intanto è stato reso noto che il provvedimento arriverà in Aula senza relatore. La versione ufficiale è che mancano i pareri della commissione Bilancio, ma c'è chi parla di un assist al Movimento 5 Stelle per aiutare il partito ad uscire dall'impasse in cui è finito dopo l'opposizione di Giuseppe Conte.

Secondo quanto riportato da Ansa, che ha raccolto alcune voci che circolano fra i corridoi di palazzo Madama, sul voto non ci saranno sorpese. Nessuno, infatti, vorrebbe aprire una crisi. Il governo di Mario Draghi potrà contare sul voto di Pd, Lega, Fi, LeU, e saranno poche le defezioni grilline. A non votare la fiducia, saranno Fratelli d'Italia, Alternativa ed Italexit.

Le reazioni

"Se non mantiene gli impegni presi con gli Stati alleati e confermati da più governi di diverso orientamento un Paese non ha credibilità internazionale. E siccome la credibilità internazionale è un bene fondamentale, che non ha colore, è auspicabile che se ne facciano carico tutte le forze politiche, in uno spirito collaborativo. Per tale motivo l'Italia, con tutta la necessaria gradualità annunciata già tre anni fa dal Ministro della Difesa Lorenzo Guerini, onorerà l'impegno di portare al 2% del Pil le spese per la difesa", è quanto dichiarato dal senatore dem Dario Parrini, presidente della commissione Affari costituzionali.

"Mi interessa assai poco sapere se la nuova posizione di Conte e del M5S sul no all'aumento delle spese militari sia dettata dai sondaggi, come gli viene oggi imputato da chi autorizzava la vendita di armi italiane pochi anni fa al regime di Putin. So solo che nel merito è fondata e la condivido", ha invece dichiarato il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni.

"Grazie alla battaglia portata avanti in commissione, siamo riusciti a bloccare l'ordine del giorno voluto da Fratelli d'Italia e appoggiato anche dalle altre forze di maggioranza che prevedeva l'aumento immediato al 2% delle spese militari", è il commento del senatore pentastellato Vincenzo Santangelo. Soddisfatti la vicepresidente M5S in Senato Paola Taverna ed i senatori grillini Vito Crimi, Gianluca Ferrara, Alberto Airola, Vincenzo Santangelo, Andrea Cioffi e Gianluca Castaldi, che affermano di avere raggiunto il loro scopo. "Portando in aula il decreto Ucraina senza relatore facciamo decadere gli odg collegati approvati in commissione", hanno dichiarato in una nota congiunta.

E ancora: "Abbiamo sgomberato il campo da confusioni strumentali tra cose scollegate tra loro. Abbiamo ristabilito la normalità di un iter legislativo che rischiava di essere dirottato e sviato su argomenti estranei al provvedimento in esame".

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