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Draghi è stanco di fare da capro espiatorio: in Europa siamo secondi solo alla Germania

No allo scostamento, Fdi chiude. L'ex Bce vede Franco: aspettiamo i dati su agosto

Draghi è stanco di fare da capro espiatorio: in Europa siamo secondi solo alla Germania

No, anche il capro espiatorio proprio no. Soprattutto se a tirarlo in ballo sono gli stessi partiti che poco più di un mese fa hanno deciso di non rinnovargli la fiducia, sancendo di fatto la fine della sua esperienza al governo. Così, dopo 48 ore sotto il fuoco incrociato di chi invoca al più presto un terzo intervento contro il caro bollette (dopo i due decreti Aiuti) o di chi auspica impraticabili scostamenti di bilancio da 20-30 miliardi, ieri Draghi ha deciso di mettere le cose in chiaro. Perché l'accusa di non aver fatto nulla contro il calo energia - è il ragionamento che si fa a Palazzo Chigi - è del tutto falsa, mentre viene considerata piuttosto curiosa la pretesa che sia un governo a fine corsa - e in carica per gli affari correnti - a decidere di aumentare il deficit. Peraltro, a soli 25 giorni dal voto. E con la certezza - sul punto l'ex Bce non ha dubbi - che gli stessi che oggi comiziano allegramente per le piazze chiedendo lo scostamento di bilancio, domani - magari arrivati al governo - si diranno disperati perché il precedente esecutivo gli ha lasciati con risorse compromesse. Il fatto che ieri anche Meloni abbia escluso l'ipotesi di fare nuovo debito ha dunque chiuso definitivamente la querelle. Un terzo intervento contro il caro bollette - da massimo 7-8 miliardi - non è invece del tutto escluso, ma difficilmente sarà programmabile prima di metà settembre, sempre che si riescano a reperire le risorse necessarie che al Mef non hanno ancora individuato. Perché, hanno concordato ieri mattina il premier e il ministro Franco facendo il punto della situazione a Palazzo Chigi, bisogna attendere i dati delle entrate di agosto. Infine, l'ultimo tassello, quello che ieri le ministre Carfagna e Gelmini definivano il «paradosso». «È surreale vedere gli stessi che hanno messo alla porta Draghi supplicarlo di intervenire prima del voto per trovare soluzioni», dice la prima. «Lo hanno mandato a casa e ora lo implorano, quanta ipocrisia», gli fa eco la seconda.

Così, ieri mattina Palazzo Chigi ha deciso di fare chiarezza rilanciando uno studio pubblicato qualche giorno fa dal think thank Bruegel (Brusseles european and global economic laboratory). «L'Italia - certifica il report - è il secondo Paese dell'area Ue per stanziamenti a sostegno di famiglie e imprese dall'inizio della crisi energetica, da settembre 2021 ad oggi». E ha speso «49,5 miliardi di euro, una cifra seconda soltanto a quella investita dalla Germania». L'Italia, inoltre, «è anche il terzo Paese per spesa in percentuale rispetto al Pil (2,8%)». Tutti risultati, fanno notare dall'entourage di Draghi, ottenuti «a saldi invariati», quindi «senza ricorrere a nessuno scostamento di bilancio». Insomma, una risposta implicita a chi oggi accusa il governo di immobilismo.

E in questo senso va anche il pressing sul fronte del Pnrr. Ieri mattina il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Garofoli, ha riunito i capi di gabinetto dei ministeri per fare il punto. E per evitare, come sempre accade nei periodi di transizione da un governo a un altro, che l'attività si blocchi.

Una sorta di strigliata, perché la direttiva arrivata da Draghi è quella di portare a compimento quanti più target possibili del Pnrr 2022.

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