Politica estera

Erdogan taglia le bollette. Ed evoca il golpe

Lo sfidante Kilicdaroglu vola. Il riferimento al (finto) putsch, seguito dalla repressione

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Istanbul. Le elezioni in Turchia di domani secondo l'Economist sono le più importanti di quest'anno al mondo. Ma anche le più incerte degli ultimi 20 anni di storia del Paese. Lo scontro è tra l'attuale presidente Recep Tayyip Erdogan e il leader dell'opposizione Kemal Kilicdaroglu. Alla vigilia del voto c'è ancora un 10-15% di indecisi tra i 64 milioni di elettori di un Paese di 85 milioni di abitanti. In Turchia l'affluenza alle urne raggiunge sempre percentuali alte, attorno all'80%. Segno di una partecipazione e di un coinvolgimento enorme da parte dell'opinione pubblica. Tutti i sondaggi danno in vantaggio lo sfidante, Kilicdaroglu, favorito anche dal ritiro di uno dei candidati minori, Muharrem Ince. Kilicdaroglu così guadagna pochi ma preziosissimi punti, e incrementa le possibilità che la contesa possa chiudersi questa domenica senza bisogno del secondo turno previsto il 28 maggio. Oltre a Erdogan e Kilicdaroglu rimane in corsa solo l'ultranazionalista Sinan Ogan, destinato a ottenere una percentuale minima di voti. In attesa di vedere come andrà a finire, di certo c'è che Erdogan non ha mai rischiato così tanto come in queste elezioni.

Il Sultano però non può essere dato già per sconfitto. E Kilicdaroglu, soprannominato «il Gandhi turco», teme un colpo di coda. Ieri ha accusato Mosca di interferire nella campagna elettorale. «Cari amici russi... togliete le vostre mani dallo Stato turco», ha tuonato. Erdogan ribatte colpo su colpo, prima ha mostrato un presunto video di Kilicdaroglu durante un comizio a Istanbul dove si vede un militante del Pkk, considerato «organizzazione terroristica» dal governo di Ankara, che intona la canzone della campagna elettorale del Chp. Poi sulle presunte intromissioni di Mosca, ha ribattuto: «Cosa dici se parliamo di come America, Inghilterra e Germania stanno interferendo?». Erdogan ha poi ricordato la notte del tentato colpo di Stato in Turchia del 15 luglio 2016. «Quando è necessario, come durante la notte del 15 luglio, rivendichiamo la nostra indipendenza e il nostro futuro a costo della nostra vita». In questo voto caratterizzato dall'incertezza sull'esito, saranno decisivi i 25 milioni di curdi del Paese, i 5 milioni di giovani della generazione zeta alle urne per la prima volta, e infine il problema dei profughi siriani. Il partito filo curdo Hdp ha deciso di non presentare un candidato. Il suo bacino di voti corrisponde all'11-12% e il presidente in carica deve evitare che si tramuti in consenso per l'avversario. Erdogan punta su una strategia che distingue tra curdi e terroristi separatisti del Pkk. «Kilicdaroglu non è capace di chiamare terroristi quelli del Pkk», ha detto. Altro fattore critico è la crisi economica. I prezzi aumentano, l'inflazione è oltre il 40%. E c'è l'impressione che il Paese si sia avviato verso un sistema clientelare. Erdogan ha promesso borse di studio e una banca dedicata a giovani e famiglie che opererà con tassi agevolati. Anche il terremoto dello scorso 6 febbraio è entrato in questa tornata elettorale. Erdogan è stato accusato di negligenza e circa il 60% del Paese si è detto insoddisfatto della risposta del governo, accusato di corruzione. Ma il Sultano non si arrende e promette un aumento dei salari minimi e delle pensioni, energia e bollette ridotte per convincere gli indecisi. Ha pure rivendicato la scoperta di giacimenti di petrolio nell'Est del Paese e dichiarato che la Turchia è «pronta a produrre 100 mila barili di petrolio al giorno». Oltre a ricordare l'importanza del gas trovato nel Mar Nero nel 2020, che ha promesso sarà gratis per un anno.

E il 27 aprile ha inaugurato l'impianto nucleare Akkuyu, il primo del Paese anatolico, dove i lavori sono stati finanziati per il 93% dall'azienda pubblica russa Rosatom.

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