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Filo diretto Mattarella-Macron. La mossa del Colle per smussare gli spigoli francesi

Se telefonando. Ecco Sergio Mattarella, che d'accordo, forse, chissà, forse no, con Giorgia Meloni alza la cornetta e rimette insieme qualche coccio

Filo diretto Mattarella-Macron. La mossa del Colle per smussare gli spigoli francesi

Se telefonando. Ecco Sergio Mattarella, che d'accordo, forse, chissà, forse no, con Giorgia Meloni alza la cornetta e rimette insieme qualche coccio. Ecco che Parigi, magari, sarà meno lontana. Sabato infatti, dopo un lunga trattativa diplomatica, il capo dello Stato «ha avuto un lungo colloquio» con Emmanuel Macron, una chiacchierata costruttiva, una rimpatriata tra due vecchi amici, durante la quale, si legge in una nota del Colle, «entrambi hanno affermato la grande importanza della relazione tra i due Paesi» e hanno «condiviso la necessità di porre in atto condizioni di piena collaborazione in ogni settore, sia in ambito bilaterale sia dell'Unione Europea». Segue comunicato di Eliseo e Quirinale, cronometrato al minuto nella diffusione, identico parola per parola, anche se manca quella principale, immigrazione. Un'iniziativa congiunta che punta a riportare il sereno tra Roma e Parigi. Ma c'è ancora parecchio da lavorare: Macron e Meloni sono tutti e due al G20 di Bali, tuttavia in agenda non sono previsti incontri bilaterali.

E a questo punto della storia la domanda è: chi ha chiamato chi? È stato Mattarella a voler aprire un ombrello sul governo? È stato Macron che non vuole perdere l'Italia, alleata in diverse battaglie? E poi: Giorgia ha subito o ha richiesto la mossa del Colle? A quanto parte, la premier è stata informata a cose fatte, anche se nei giorni scorsi il capo dello Stato non aveva fatto mistero delle sue intenzioni: anzi, in Olanda, dove ha presenziato ai trent'anni del Trattato di Maastricht, aveva informato Antonio Tajani di voler fare qualcosa. Ma il giallo incuriosisce per tutto il giorno le cancellerie europee e mette in allarme alcuni settori della maggioranza, che vedono con sospetto l'intervento del Colle. «Io credo che l'opera del presidente sia sempre utile - dice ad esempio il presidente del Senato Ignazio La Russa - ma credo anche che la fermezza del nostro governo possa e debba essere condivisa».

Dal Quirinale però smontano la suspence. Non ci sono segreti, dicono, non ci sono un telefonante e un telefonato: l'azione in tandem con l'Eliseo prevedeva proprio un colloquio concordato sui temi di comune interesse e di recente frizione seguito poi da un comunicato congiunto.

L'idea insomma è quella di favorire una svolta sui migranti, di chiudere in qualche modo la polemica, riprendendo «la piena collaborazione in ogni settore». L'alleanza tra Roma e Parigi è troppo importante per essere cancellata così è: il Quirinale si è mosso «nell'ambito delle sue prerogative», senza dover preavvertire Palazzo Chigi. Rimane ancora parecchia ruggine e, certo, sui dettagli ci sarà da lavorare. Del resto, si fa notare, Mattarella e Macron sono due presidenti della Repubblica, quindi non hanno parlato di quote da smaltire o di navi da far attraccare. O di chi assorbirà le 3.500 persone in sospeso ai confini.

Il capo dello Stato «auspica» una soluzione, dà una mano se può, ma non vuole interferire sulle scelte politiche del governo. E tuttavia come la pensi lo ha detto proprio a Maastricht, quando ha spiegato che l'Italia non può essere lasciata sola a gestire la prima accoglienza. «La soluzione alla sfida migratoria avrà successo soltanto se sorretta da criteri di solidarietà all'interno dell'Unione, da coesione nella risposta esterna e da una politica lungimirante di confronti dell'Africa».

Cioè, dialogo con i Paesi d'imbarco e rispetto delle quote.

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