È il lascito più concreto di Angela Merkel, probabilmente anche il più controverso. Ora è ufficialmente compiuto e pronto ad operare. Ad annunciarlo ieri mattina è stato il presidente di Gazprom Alexei Miller: il gasdotto North Stream, in grado di trasportare 55 miliardi di metri cubi di gas all'anno dalla Russia alla Germania passando sul fondo del Mar Baltico, è finito. Ora speriamo solo che Berlino dia al più presto le autorizzazioni per usarlo, ha aggiunto il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov.
La realizzazione di North Stream 2, che si aggiunge a North Stream 1, altro gasdotto già in attività dal 2012, ha segnato la politica internazionale degli ultimi anni. Consente ai russi di esportare il loro gas evitando Ucraina (e Polonia), con una conseguenza sicura: Kiev perde commissioni per circa 1,5 miliardi e uno dei pochi potenziali strumenti di pressione sull'ingombrante vicino. Non solo. Secondo i critici il gasdotto non fa altro che aumentare la dipendenza energetica europea da Mosca.
Nel 2019 il presidente Usa Donald Trump aveva deciso di applicare delle sanzioni alle aziende coinvolte nella costruzione. I lavori, quando mancavano solo 150 dei più di 1200 chilometri totali, erano stati interrotti. Merkel ha fatto in modo che venissero ripresi e terminati. E nell'estate scorsa il nuovo inquilino della Casa Bianca, Joe Biden, le ha di fatto dato ragione, rinunciando a bloccare il progetto e chiedendo ai tedeschi una maggiore collaborazione su altri temi, come il confronto con la Cina.
Nel suo sì a North Stream 2 si riflette il sottile equilibrio (o per qualcuno, semplicemente, l'ipocrisia) su cui la Merkel ha impostato i rapporti con Vladimir Putin. Di simpatia tra i due pare ce ne sia poca («quell'uomo ha perso il contatto con la realtà», disse una volta la Cancelliera a Obama, secondo i retroscena del New York Times). Ma la Germania è sempre stata molto attenta a salvaguardare la valenza economica dei rapporti con l'ex Unione Sovietica: troppo importante il ruolo delle imprese tedesche coinvolte nel consorzio che doveva costruire il gasdotto; troppo rilevante l'esigenza di «mantenere aperto il dialogo a ogni costo». Un obiettivo, quest'ultimo ripetuto con chiarezza nel corso dell'ultima visita della Merkel a Mosca nella seconda metà di agosto. Negli stessi giorni la Cancelliera volò a Kiev dove cercò di lenire la delusione degli ucraini promettendo di fare pressione perchè il contratto tra Russia e Ucraina per il transito del gas, che scade nel 2024 sia rinnovato al più presto. Il presidente Volodimir Zelenski non fece nemmeno finta di crederle. Kiev tra l'altro ha un motivo di preoccupazione in più: se nel voto del 26 settembre, come dicono i sondaggi, vincessero i socialdemocratici, i russi troverebbero a Berlino una spalla amica. Nel partito non mancano gli amici di Mosca, a partire da Gerhard Schröder, popolare ex Cancelliere, presidente di Rosneft e uomo ormai organico al sistema di potere russo.
L'atteggiamento bivalente tenuto con Mosca è lo stesso applicato alla Cina. Per questo ieri la Merkel ha ricevuto nel corso di una telefonata i complimenti del presidente Xi Jinping.
Il suo merito, secondo il leader cinese: aver promosso la cooperazione tra Germania, Europa e Pechino. Quanto alla Cancelliera ha auspica l'entrata in vigore del recente accordo sugli investimenti tra Cina e Unione Europea «il prima possibile».
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