La Francia alla resa dei conti con i killer di "Charlie Hebdo"

Il processo show nell'aula bunker di Parigi: 14 imputati rischiano l'ergastolo per "complicità"

La Francia alla resa dei conti con i killer di "Charlie Hebdo"

Più di cinque anni dopo le stragi che hanno segnato l'inizio dell'ondata terroristica che in Francia ha provocato 258 morti, domani a Parigi si apre un processo senza precedenti: tre scene del crimine, 17 omicidi, azioni coordinate e di una violenza inaudita. È il procedimento per gli attacchi contro la redazione di Charlie Hebdo, di una poliziotta di Montrouge e dell'Hyper Cacher dell'Avenue de la Porte de Vincennes.

Primo processo per terrorismo a essere filmato in virtù del suo «interesse per la costituzione degli archivi storici di giustizia», il Charlie Hebdo era programmato prima dell'estate, poi rinviato causa Covid. Ora nella speciale Corte d'assise di Parigi tutto è pronto. Un bunker, più che un'aula di tribunale: una sala tecnica di controllo e 90 media accreditati da tutto il pianeta. Previsti 49 giorni di sedute, da domani fino al 10 novembre con una speciale corte composta da 5 giudici presieduta dal 64enne Régis de Jorna; già protagonista togato in casi di attentati in Corsica e, nel 2011, del processo a Pascal Simbikangwa, accusato di complicità nel genocidio in Ruanda.

Non un semplice processo-fiume, quello relativo ai fatti del 2015. Ma un atto dovuto al mondo che assume anche un ruolo catartico per le vittime e le loro famiglie. Il fil rouge di una guerra portata avanti contro la satira, gli ebrei, lo Stato, non si è infatti mai dipanato del tutto sul suolo francese. Al punto che il recente grido-denuncia del procuratore antiterrorismo François Ricard ha fatto clamore: «Mezza dozzina di attacchi sventati negli ultimi mesi», ha ammesso giorni fa. Neppure il Covid sembra fermare la voglia di jihad in Francia. E c'è paura per le frontiere riaperte. «Ex-miliziani dell'Isis hanno potuto attraversarle e raggiungere il territorio francese», ha detto Ricard su France Info: «L'ultima minaccia è endogena, ispirata dall'ideologia islamista». Alla vigilia del processo, parole che non fanno stare tranquilla la procura.

Duecento le persone che si sono costituite parte civile (alcune sopravvissute al massacro di Charlie Hebdo e alla presa di ostaggi all'Hyper Cacher testimonieranno). Cifre non standard per un processo che di normale ha poco: il fascicolo investigativo conta 171 volumi procedurali, 94 gli avvocati nel dossier. Misure di sicurezza eccezionali e controlli al metal detector; 14 invece gli imputati che rischiano l'ergastolo per «complicità», sospettati di supporto logistico ai fratelli Saïd e Chérif Kouachi e ad Amédy Coulibaly.

Assenti in 3: Hayat Boumedienne, compagno di Coulibaly, e i fratelli Belhoucine, partiti prima degli attacchi per l'area iracheno-siriana. La loro morte non è mai stata confermata e su di loro pende tuttora un mandato di arresto.

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