Franco: per il Meridione già attivati 38 progetti

Mara Carfagna lo va ripetendo da tempo: il Pnrr è un'opportunità più unica che rara di agganciare il Mezzogiorno alla locomotiva Italia.

Franco: per il Meridione già attivati 38 progetti

Mara Carfagna lo va ripetendo da tempo: il Pnrr è un'opportunità più unica che rara di agganciare il Mezzogiorno alla locomotiva Italia. Ma non solo. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza è anche un modello da seguire. Almeno per la gestione del Fondo per lo sviluppo e la coesione territoriale. Ed è proprio sulla programmazione del suo utilizzo che la ministra Carfagna punta l'attenzione inaugurando la due giorni de «Uniamo l'Italia», campagna di ascolto, come la definisce la responsabile del Sud e della coesione territoriale, per individuare i temi e nodi centrali per la programmazione del Fondo per il periodo 2021-2027. «Il fondo è una dotazione finanziaria molto ingente - dice la Carfagna -, un investimento che merita una programmazione attenta e costantemente monitorata. Al Sud è riservato l'80% di questa cifra, 54 miliardi (cui se ne potrebbero aggiungere altri 23 con la legge di Bilancio ora in discussione al Senato, ndr). Si tratta di un investimento imparagonabile, merita più di quanto accaduto in passato. Il prossimo ciclo di programmazione deve rappresentare un grande programma strutturale per la riduzione dei divari territoriali e per lo sviluppo del Sud e delle aree interne abbandonando così le cattive abitudini del passato che spesso hanno visto l'Fsc saccheggiato e utilizzato come un bancomat per finalità che nulla avevano a che vedere con quanto previsto».

Buone notizie arrivano anche dal ministro dell'Economia Daniele Franco. Intervenendo a «Uniamo l'Italia», Franco si è detto ottimista di poter chiudere entro l'anno tutti i 51 obiettivi del Pnrr prefissati. «Per adesso siamo arrivati a 38 - dice il ministro - ma per la fine dicembre avremo raggiunto il nostro obiettivo». Franco ha poi ricordato che dagli anni Ottanta «il pil pro capite al Sud è pari a circa il 55%-58% rispetto al Centro-nord. È un divario enorme e perdurante». D'altronde, fa notare Franco, il tasso di occupazione nelle regioni meridionali «è molto più basso rispetto a quello del resto d'Italia; i numero di giovani che completano il ciclo di studi è più basso: continua l'emorragia di capitale umano».

Tra le cause del ritardo del sud il ministro ricorda le dotazioni infrastrutturali «ancora inadeguate» cui si aggiunge «una qualità dei servizi pubblici di base (scuola, giustizia, smaltimento rifiuti, sanità), in media inferiore rispetto al nord».

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