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La fuga dei 61 toglie alle casse del Movimento 2,3 milioni. Rischia pure Grillo

Il partito perde soldi e i creditori cominciano a studiare contromosse. Potrebbe saltare il ricco contratto di consulenza col garante

La fuga dei 61 toglie alle casse del Movimento 2,3 milioni. Rischia pure Grillo

Luigi Di Maio lascia in «mutande» Giuseppe Conte. La scissione grillina svuota le casse del Movimento e costringe il capo politico al taglio di spese inutili e consulenze. La prima consulenza in odore di sforbiciata, che è anche la più onerosa per il portafoglio dell'avvocato del popolo, è quella tra il Movimento e la società BeppeGrillo Srl. Ecco l'ultima vendetta che il ministro degli Esteri consuma contro il suo (ormai ex) padrino politico. Questo spiegherebbe anche la decisione di Grillo, irritato per le ripercussioni sul proprio conto corrente generate dallo strappo tra Di Maio e Conte, di annullare la visita a Roma in programma oggi. E di mandare tutti a quel paese. C'è da fare un passo indietro.

Nel mese di aprile, il Movimento e la BeppeGrillo Srl, la società che gestisce il Blog del fondatore, stipulano ben due contratti di partnership. «I termini dell'accordo - come riporta il Corriere della Sera - sono coperti da clausole di riservatezza. Ma i ben informati parlano di 200mila e 100mila euro annui per i due contratti. Entrambi i contratti sono relativi alla comunicazione e al ruolo del garante. In altre parole eventuali spese, come ad esempio un eventuale contratto a Nina Monti, collaboratrice storica di Grillo, graveranno direttamente sulle spalle del fondatore dei Cinque stelle». Il garante avrebbe incassato la somma di 300mila euro dal Movimento-partito e non dai gruppi parlamentari. L'accordo viene salutato dai vertici con grande euforia. «Il Movimento 5 stelle ha raggiunto un accordo con Beppe Grillo che comprende attività di supporto nella comunicazione con l'ideazione di campagne, promozione di strategie digitali, produzione video, organizzazione eventi, produzione di materiali audiovisivi per attività didattica della Scuola di formazione del Movimento, campagne elettorali e varie iniziative politiche», si leggeva nella nota diffusa dai vertici 5s. Tra gli obiettivi c'è la promozione delle attività del Movimento all'estero attraverso la partecipazione a convegni, giornate di studio, incontri con personalità scientifiche e istituzionali. L'intesa, a suon di quattrini, segna anche la tregua politica tra Conte e Grillo in una guerra iniziata con lo scontro sullo statuto. «Quei due contratti, molto onerosi - racconta al Giornale un parlamentare dimaiano - blindano di fatto la leadership di Conte che da quel momento in poi gode di totale protezione politica da parte del garante». Una saldatura emersa anche nella faida tra Di Maio e Conte: Grillo ha preso posizione in favore dell'ex premier spingendo Di Maio verso l'addio. Il comico non aveva fatto però i conti con le ricadute economiche che la scissione dimaiana avrebbe provocato sulle casse del Movimento. E anche sui suoi conti correnti.

L'esodo dei 61 parlamentari dal Movimento, passati nel gruppo di Insieme per il Futuro, avrà un impatto economico di circa 2,3 milioni di euro in meno sui fondi dei gruppi di Camera e Senato. «Per ogni eletto la Camera versa 52.000 euro l'anno» spiega l'Adnkronos. Ma poiché mancano circa 9 mesi alla fine della legislatura, i 52.000 euro scendono a circa 39mila, che moltiplicati per i 61 eletti passati con Di Maio si traducono in oltre 2,3 milioni di euro. Un ammanco che arriva in un momento di difficoltà economica per il Movimento 5 stelle: le casse del partito sarebbero già vuote tanto che alcuni creditori si sarebbero rivolti agli avvocati per avere ciò che gli spetta.

Le consulenze di Grillo dovevano essere pagate con i soldi del partito. Quali? Il Movimento non ha un proprio tesoretto economico. Si finanzia con le restituzioni degli eletti: mille euro per ogni parlamentare, il ché moltiplicato per dodici mesi e per 61 parlamentari fa altri 732mila euro. Ora con la scissione si registra un ammanco di più di mezzo milione di euro per le casse del partito che sarebbero già a secco. Perché vuote? Il Movimento, per via del contenzioso legale sullo statuto, non ha avuto accesso al 2 per mille. E dunque l'unica soluzione, dopo la scissione dimaiana, è tagliare tutto per sopravvivere. Si comincia da Grillo. Il primo sacrificio spetta al fondatore.

Forza Beppe, rinuncia alle consulenze.

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