Il giallo dei Bronzi

Siracusa rivendica le statue, "trafugate e portate in Calabria". L'esperto: "Tesi vecchia e smentita"

Il giallo dei Bronzi

Il giallo sull'origine dei Bronzi di Riace diventa un'inchiesta giudiziaria basata su una storiella che ciclicamente si ripete da 35 anni. La Procura di Siracusa indaga sull'ipotesi che le due statue - trovate in Calabria, a 10 metri di profondità al largo di Riace Marina il 16 agosto 1972 dal subacqueo Stefano Mariottini - sarebbero in realtà state individuate un anno prima al largo di Brucoli, in Sicilia, trafugate da alcuni personaggi in odor di mafia assieme a lance, elmi e scudi mai ritrovati e da lì portate in Calabria.

Non è la prima volta che si dibatte su altri ritrovamenti dei Bronzi, secondo altre segnalazioni spiaggiati nei fondali di Grosseto, al largo della Sardegna o della Puglia e poi trascinati in Calabria, né del fatto che ci fosse almeno un'altra statua presente «con le braccia aperte», come dalla descrizione di chi le ritrovò. Quella di Siracusa è un'ipotesi avanzata già negli anni Ottanta dagli archeologi americani Robert Ross Holloway e Anne Marguerite McCann. Secondo Anselmo Madeddu, medico col pallino della bronzistica greca, dall'analisi delle terre di saldatura verrebbe fuori che «dal punto di vista geochimico sono comparabili con limi campionati nell'area siracusana», cioè con la città siciliana che oggi ne reclama la paternità dopo un servizio del Tg1 sul giallo.

Possibile? Ne abbiamo parlato con Daniele Castrizio, ordinario di Numismatica greca e romana all'Università di Messina e membro del comitato scientifico del Museo Archeologico di Reggio Calabria che ospita (con successo di pubblico) le due statue, alte rispettivamente 1,96 e 1,97 metri - note come Bronzo A (o «il giovane») e Bronzo B (o «l'anziano») - create nella seconda metà del V secolo a.C. secondo l'analisi al carbonio-14 e i frammenti ceramici rinvenuti all'interno della gamba del Bronzo B dopo un delicatissimo lavoro di restauro finito nel 2013. La sua tesi, suffragata da numerosi scienziati e altrettante pubblicazioni, è che le due statue siano state realizzate ad Argos in Grecia e che facevano parte di un gruppo statuario che rappresentava il duello fratricida fra i fratelli di Antigone, Polinice ed Eteocle, che si sfidano a duello per il trono di Tebe. Come confermerebbe il ritrovamento di una statua nel 1991 ad Argos, con la terra di fusione identica a quella dei Bronzi, che sembrerebbe raffigurare Tiresia, il veggente fuggito da Tebe.

Successivamente il gruppo di statue sarebbero state esposte a Roma come bottino di guerra. A parlarne per averle viste sarebbero Publio Papinio Stazio nell'XI libro della Tebaide, l'apologeta cristiano Taziano che nel II d.C. le inserì nel nel Catalogo delle Statue mentre l'altra Tebaide di Stesicoro di Metauro racconterebbe proprio la scena alla quale è ispirata l'iconografia del gruppo statuario. Il Bronzo B risulta danneggiato, con braccio destro e avambraccio sinistro fusi successivamente utilizzando gli stampi degli originali danneggiati, molto probabilmente proprio a Siracusa, come spiegherebbe (se confermata) l'analisi delle terre di saldatura. Da Roma sarebbero poi partite per Costantinopoli nel IV d.C. perché Costantino voleva adornare la sua nuova capitale, ma un naufragio spezzò il suo sogno.

«Non ci sono dubbi sul fatto che siano state fatte ad Argos, nella stessa bottega ma da maestranze diverse - dice Castrizio al Giornale - La lega contiene rame acquistato in due parti diverse del mondo, dalla penisola iberica e da Cipro. Lì lavorava Pythagoras di Reggio, il bronzista considerato da Plinio tra gli eccelsi, e il nipote Sostrato che ne proseguì l'opera. Non c'è discussione, quattro diverse analisi lo dimostrano». Secondo lo studioso l'archeologo greco Konstantinos Tziampasis avrebbe identificato la base della Statua A (Polinice) su un'esedra nell'antica Agorà di Argos, confermata anche da un modello 3D sviluppato dal visual designer Saverio Autellitano che corrisponderebbe perfettamente alle impronte identificate ad Argos, «persino l'allineamento tra l'impronta del piede destro e il punto in cui era poggiata la lancia», si legge nel libro Statuaria Greca (Laruffa editore) che verrà presentato al Salone del Libro di Torino.

«La saldatura del braccio sinistra è successiva alla creazione delle statue e realizzate con un calco, c'è la presenza di granito, assente sia ad Argos che a Roma. Non sappiamo dove sia stata fatta questa riparazione, se fosse Siracusa si spiegherebbero molte cose», dice ancora Castrizio. Del gruppo di statue avrebbe fatto parte la loro madre Euryganeia, raffigurata con le braccia allargate. Proprio la descrizione che il sub Mariottini (ricompensato con 125 milioni delle vecchie lire) fa subito dopo il ritrovamento, che anche altri quattro ragazzini di allora di Riace (Cosimo e Antonio Alì, Domenico Campagna e Giuseppe Sgrò) rivendicano da sempre.

La terza statua, ipotizzata qualche anno fa dal professor Giuseppe Braghò, sarebbe finita al Paul Getty Museum assieme a elmi, lance ed almeno uno scudo di 65 kg «venduto - secondo lui - agli americani per 6mila dollari», per mano della 'ndrangheta. Alimentando involontariamente la mistica sul potere sterminato dei mafiosi da quelle parti. Chissà se l'inchiesta di Siracusa non parta proprio da questa statua sparita.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica