Cronaca giudiziaria

Giulia, ricordi al veleno. "L'acqua? Strano sapore"

II racconto della sorella Chiara: le indecisioni sul bambino e le gelosie di Impagnatiello. Che lei chiama "l'imputato"

Giulia, ricordi al veleno. "L'acqua? Strano sapore"

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Erano due mondi, Giulia e Chiara. Ognuna immersa nella sua vita lontana dal quel paesino del sud Italia, Sant'Antimo, in cui erano cresciute, spensierate e benvolute da tutti. E comunque capaci di «sentirsi» a distanza, di vedere il «luccichio» negli occhi dell'altra solo da una foto, di comprendere le reciproche preoccupazioni e speranze. A sua sorella Chiara, Giulia Tramontano - uccisa a Senago lo scorso maggio a 29 anni, incinta al settimo mese - aveva raccontato ogni cosa del rapporto con Alessandro Impagnatiello, reo confesso dell'omicidio.

Il sospetto dei tradimenti di lui (il primo scoperto grazie al tracker delle cuffiette dello smartphone di lui che mostrava i suoi movimenti a Milano dopo l'uscita dal lavoro), le crisi, l'indecisione sulla gravidanza e i ripensamenti dell'ultimo minuto. «Era un'altalena tra voglio e non voglio il bambino. Anche Giulia capiva che la relazione si sviluppava su un terreno fragile», ha raccontato la sorella in aula ieri nel processo davanti alla corte d'Assise di Milano.

Lei descrive la relazione tra Giulia e Alessandro - che non alza mai lo sguardo in aula - come un tira e molla, in cui ogni momento di felicità torna indietro come un «boomerang» di incomprensioni, bugie, solitudine e improvvisi sprazzi di verità. «Un giorno l'imputato (è così che lo chiama per tutto il tempo, ndr) torna a casa e dice a Giulia che la tradisce. Mia sorella era esausta, non voleva più perdonarlo». Eppure a queste crisi seguono momenti di «acqua gettata sul fuoco», come quel viaggio insieme a Ibiza di cui restano oggi solo foto stupende di Giulia in costume e col pancione. «Io ero in disaccordo con la sua decisione di volere stare con lui, ma lei era innamorata. La mia opinione era scomoda».

Dalla parole di Chiara emergono con chiarezza cristallina, ma col triste senno di poi, tutti gli indizi di una relazione tossica: lui che resta molte ore fuori casa e non si occupa d'altro che di se stesso, mentre Giulia prepara l'accoglienza del bimbo che verrà. Lei che spesso è da sola e vede piano piano restringersi la sua cerchia di amici per via delle «gelosie» di lui. Le discussioni in cui le «tappa la bocca con le mani» e la accusa di essere «pazza». E poi gli altri segnali, che assumono un'altra valenza alla luce dell'accusa che Impagnatiello la avvelenava da mesi: gli episodi in cui lei sentiva « una particolare spossatezza» e un «forte bruciore di stomaco» e sosteneva che l'acqua «aveva un sapore strano».

Chiara ricostruisce ogni istante del giorno della scomparsa, compresi i messaggi di A., la donna con cui Impagnatiello aveva una relazione parallela. «All'imputato quella sera ho chiesto: dov'è Giulia? Che cosa le hai fatto?».

Chiara racconta cosa significa vivere oggi senza una sorella che è stata uccisa, ed essere figli di genitori che hanno vissuto l'irreparabile. «Io e mio fratello vorremmo solo piangere e arrenderci- dice mentre l'aula ammutolisce - ma se lo facciamo che ne sarà di mamma e papà?».

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