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Grillo dice no al terzo mandato. L'ira di Di Maio: "Saremo il partito dell'odio"

Con un nuovo post sul suo blog, Beppe Grillo ha preso posizione ribadendo la permanenza del divieto di terzo mandato per gli eletti del M5s

Grillo dice no al terzo mandato. L'ira di Di Maio: "Saremo il partito dell'odio"

Nella faida interna al Movimento 5 stelle, Beppe Grillo ha deciso di dire la sua facendo, di fatto, sponda alle parti di Giuseppe Conte. Con un nuovo post sul suo blog, infatti, il garante dei pentastellati ha tuonato lasciando presagire sconvolgimenti nelle dinamiche e negli equilibri interni del partito. Il diktat dell'Elevato è semplice: niente terzo mandato. Una tegola per 66 parlamentari degli attuali 227, che al prossimo giro potrebbero non trovare una poltrona se continuassero a rimanere all'interno del partito di Conte.

"Appare sempre più opportuno estendere l'applicazione delle regole che pongono un limite alla durata dei mandati. Queste regole hanno goduto di una certa fortuna in alcuni ambiti del settore pubblico", ha detto il garante del Movimento 5 stelle, sottolineando che la funzione di questa regola è quella di "prevenire il rischio di sclerosi del sistema di potere, se non di una sua deriva autoritaria, che è ben maggiore del sacrificio di qualche (vero o sedicente) Grande Uomo". Per molti grillini vicino a Conte, quest'ultimo passaggio sarebbe espressamente dedicato al ministro degli Esteri, che in queste ore sta paventando lo scisma pentastellato.

Immaginabili i malumori all'interno del partito per le nuove esternazioni di Beppe Grillo, che nella sostanza ha fatto fuori numerosi big dalla partita elettorale del 2023. Tra loro c'è anche Luigi Di Maio, tra i 66 il cui doppio mandato scadrà con questa legislatura e che se non dovesse cambiare il regolamento interno avrà solo due strade: accettare la decisione di Beppe Grillo e uscire dal parlamento oppure uscire dal Movimento e tentare una strada alternativa. Come lui, anche Paola Taverna, Laura Castelli, Sergio Battelli e Roberto Fico rischiano la poltrona a Palazzo. Ne lungo elenco spiccano pure Fabiana Dadone e Federico D’Incà, Danilo Toninelli, Manlio Di Stefano, Vito Crimi, Alfonso Bonafede e Claudio Cominardi. Nomi di un certo peso e rilievo nelle maglie del Movimento 5 stelle, che Beppe Grillo si dice pronto a sacrificare pur di mantenere intatta la regola che vieta il terzo mandato.

Dura la replica di Luigi Di Maio alla presa di posizione di Beppe Grillo sul doppio mandato: "Questa è una forza politica, il Movimento 5 Stelle, che oggi non sta guardando al 2050. Questa è una forza politica che sta guardando indietro, si sta radicalizzando, sta tornando indietro. Allora che senso ha cambiare la regola del secondo mandato? Io invito gli iscritti a votare secondo i principi fondamentali del Movimento, li invito io. Perché questa è una forza politica, in coerenza con quello che sta succedendo, che si sta radicalizzando all'indietro". Poi l'affondo: "Io temo che questa forza politica poi rischia di diventare una forza politica dell'odio. Una forza politica che, tra l'altro, nello statuto ha il rispetto della persona. Io credo che su questo noi dobbiamo parlare di temi, il nostro elettorato è disorientato perché quando si pongono dei temi ci sono degli attacchi personali, e questo non è assolutamente accettabile".

La guerra, all'interno del Movimento, sembra solo all'inizio. L'attacco di Luigi Di Maio a Giuseppe Conte ha scoperchiato un vaso di Pandora e ora, come un inesorabile effetto domino, scontro all'interno del partito sta degenerado, facendo correre il M5s sull'orlo dell'implosionel

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