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"Inadeguata", "Finita la pacchia", "Pnrr a rischio". Da sinistra sfiducia preventiva alla Meloni

La Meloni già affossata come premier ancora prima di iniziare a governare

"Inadeguata", "Finita la pacchia", "Pnrr a rischio". Da sinistra sfiducia preventiva alla Meloni

Nemmeno esiste ancora ma il governo Meloni è stato dato per spacciato e lei già demolita preventivamente prima ancora di avvicinarsi a Palazzo Chigi. Di solito ai nuovi governi si concede un periodo di rodaggio, giusto qualche settimana, per prendere le misure della squadra dei ministri e valutare le prime mosse dell'esecutivo prima di picconarlo, stavolta invece il fuoco è iniziato ancora prima di cominciare, sulla fiducia. La Meloni sconta le pregiudiziali sul «post-fascismo» di Fdi (dopo mesi di campagna sul ritorno del fascismo e la niova marcia su Roma a cent'anni dalla prima), la colpa di aver fatto vincere il centrodestra e quella di succedere a Mario Draghi, rispetto al quale viene facile definirla non all'altezza o «inadeguata». Un termine utilizzato ad esempio dal leader M5s Giuseppe Conte («Io temo l'inadeguatezza delle ricette, l'incapacità di governare la complessità. L'ho vista all'opera all'opposizione»), che da premier si era circondato di ministri non sempre adeguati. Uno dei quali, Roberto Speranza (il primo responsabile della disfatta italiana sul fronte Covid), si è invece subito unito al coro dei profeti di sciagura sulla premier in pectore. «Non tifo contro il mio Paese. Penso che abbia bisogno di tempo - ha concesso il ministro uscente della Salute -, spero che ce la faccia. Ma temo sia molto dura. Ora è finita la pacchia per lei». Per Carlo Calenda si tratta di coerenza, perché ha passato la campagna elettorale a prevedere la fine prematura, dopo pochi mesi, del futuro governo di centrodestra, e la sua previsione non è certo cambiata: «Sarà un governo conflittuale, dicono cose diverse. La preoccupazione è che il governo non tenga la barra».

«Con Meloni premier l'Italia diventa un paese di serie C», aveva già spiegato. Anche il suo compagno di polo (terzo, ma in realtà quarto) Matteo Renzi è pronto a mettere all'opera le comprovate doti di affossatore di governi per far cadere la Meloni, ma non ancora, «sto ricevendo molti messaggi da parte di chi mi chiede di far cadere il governo ma bisogna rispettare il voto, vediamo se Meloni è brava, mi auguro sia brava», spiega, aggiungendo: «Ma non credo sia all'altezza».

Anche sul fronte Pnrr si dà per scontato che il passaggio di testimone da Draghi a Meloni metterà a rischio i fondi europei. Anche il profilo basso tenuto dalla leader di Fdi dopo la vittoria, se nei primi giorni è stato considerato un segno di sobrietà e di responsabilità, ora viene visto come un segnale di debolezza. In questo clima è normale che sia credito ad ogni fake news, come quella - rilanciata da influcer più ferrate sui cosmetici - secondo cui nelle Marche, governate dalla Meloni (c'è un presidente di Fdi), l'aborto sia vietato. Una bufala, ovviamente, visto che le regioni non hanno leggi diverse da quelle italiane. Ma l'ennesimo indizio del crollo previsto.

E sperato.

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