Guerra in Ucraina

Intesa a tempo Mosca-Kiev: tregua e corridoi umanitari. Ma Putin va alla sfida finale "Non tornerò più indietro"

Gelo al termine di una giornata di colloqui. Kiev: "Non sono i risultati che volevamo". Verso un terzo round di incontri.

Intesa a tempo Mosca-Kiev: tregua e corridoi umanitari. Ma Putin va alla sfida finale "Non tornerò più indietro"

Corridoi umanitari per i civili, ma la guerra in Ucraina va avanti, salvo una tregua temporanea per far fuggire i civili, probabilmente circoscritta solo ad alcune aree. «Non torno indietro» ha spiegato ieri Vladimir Putin in tv, mettendo la pietra tombale alle speranze di un cessate il fuoco duraturo in Ucraina, proprio mentre i negoziati tra Mosca e Kiev erano ancora in corso in Bielorussia. «Siamo in guerra contro i neonazisti del ministero degli Interni ucraino che usano i civili come scudi umani», ha tuonato il presidente russo durante l'ennesima riunione del Consiglio di sicurezza, divenuta pulpito mondiale e appuntamento mediatico per la narrazione del presidente. «Non ritornerò mai indietro rispetto alla mia dichiarazione che Russia e Ucraina sono un unico popolo», insiste il capo del Cremlino, che chiama «eroi» i militari russi e aggiunge le solite minacce a Stati Uniti e alleati: «Distruggeremo l'anti-Russia creata dall'Occidente».

Come dottor Jekyll e Mister Hyde, per mostrare il suo lato compassionevole di fronte alla crisi umanitaria e guadagnare credito nell'opinione pubblica, il presidente russo spiega in un ennesimo sussulto di propaganda, mentre il suo esercito non smette di bombardare Kharkiv e Mariupol e ha preso Kherson: «Facciamo il possibile per evitare vittime civili. Ma i neonazisti ucraini usano i civili come scudi».

Putin decide di anticipare ciò che emergerà subito dopo dai negoziati Russia-Ucraina in Bielorussia, in quella foresta nella regione di Brest, in cui Boris Eltsin firmò la fine dell'Urss. Le delegazioni russa e ucraina si sono accordate per l'apertura di corridoi umanitari per i civili. Ma la tregua sarà solo una parentesi temporanea in quelle aree. La guerra continua. «I risultati che volevamo non ci sono», spiega Kiev. E la «buona» notizia della giornata di colloqui, il cui terzo round si terrà di nuovo in Bielorussia a inizio della prossima settimana, è un triste presagio per il futuro. L'accordo aprirà la strada a milioni di civili in fuga dalle bombe di Mosca. Ma la notizia ha tutto un altro sapore se si guarda alla situazione sul campo, sempre che Mosca rispetti davvero il cessate il fuoco, limitato alle sole aree di evacuazione. Incoraggiare l'uscita dei civili vuol dire anche spingere per svuotare le città e limitare quelli che il ministro degli Esteri Sergei Lavrov ha chiamato ieri «effetti collaterali» - le vittime non militari - ricordando «il lessico delle guerre occidentali in Irak e in Libia». Mosca sembra voler spianare la strada per bombardamenti più intensi a Kiev e in altre città, colpite duramente ma non ancora annientate. La mossa dei corridoi umanitari, seppur preziosa e chiesta a gran voce dalla comunità internazionale, unita ai proclami di Putin sembra rientrare nella strategia di escalation del Cremlino. Putin prende tempo e cerca di togliersi di dosso l'immagine di mandante di un bagno di sangue. Ma risponde anche a una necessità strategica, dopo che il Cremlino è rimasto spiazzato dalla resistenza urbana degli ucraini. Qualche giorno di relativa calma sarà utile per le linee di rifornimento dell'esercito russo. E un'Ucraina svuotata dai civili può diventare quel grande campo militare su cui Putin vuole mettere le mani.

Che l'aggressione andrà avanti lo si è capito nel pomeriggio, quando dall'Eliseo è arrivato il resoconto della telefonata di 90 minuti fra Emmanuel Macron e il capo del Cremlino. «L'obiettivo di Putin è prendere il controllo di tutta l'Ucraina», ha spiegato il presidente francese, che ha avvertito Mosca del «grave errore». Poi le parole più deprimenti, ribadite dall'Eliseo: «Il peggio deve ancora venire». Il pessimismo è frutto della irremovibilità russa. Il nodo - conferma Macron - è che le richieste russe non cambiano. Il Cremlino vuole «la smilitarizzazione dell'Ucraina e la sua neutralità», cioè piegare la resistenza e l'Ucraina mai nella Nato. Il piano «sarà portato a termine in ogni modo - spiega Putin - Senza compromessi». Zelensky prima avverte: «Avrete una resistenza agguerrita». Poi si rivolge al leader russo: «Parliamoci per fermare la guerra, ma non da 30 metri di distanza». Si teme un inferno per l'Ucraina.

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