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Ius scholae come il ddl Zan: la trappola sarà al Senato

La cittadinanza ha i numeri alla Camera, ma poi rischia l'affossamento. Il caso Montaruli

Ius scholae come il ddl Zan: la trappola sarà al Senato

Un vessillo da sventolare in campagna elettorale e niente più: il destino cui sta andando incontro lo ius scholae è già noto. Enrico Letta, per la riforma della cittadinanza, ha scelto la tattica usata per il Ddl Zan: nessun dialogo a prescindere dall'esito. Proprio come nel caso della legge contro l'omotransfobia, l'estensione del diritto alla cittadinanza rischia d'infrangersi in Aula. Montecitorio (dove i «Sì» dovrebbero prevalere) è sommersa dagli emendamenti presentati da Lega e Fratelli d'Italia (1500 in totale), mentre a Palazzo Madama gli equilibri continuano ad essere sottii. I grillini che siedono al Senato, per fare un esempio, sono per lo più contiani, e quindi più inclini a qualche sgambetto che possa minare l'azione dell'esecutivo di Mario Draghi di quanto lo siano il Gruppo parlamentare pentastellato della Camera e «Insieme per il futuro» del ministro Luigi Di Maio. Al Nazareno conoscono l'entità dei numeri e la scivolosità del quadro ma, nonostante tutto, ragionano già in termini di manifesti ideologici da affiggere. Di avvertimenti ne sono arrivati: Marco Di Maio, deputato d'Italia Viva, che voterà lo ius scholae (la riforma è un'istanza che i renziani cavalcano da tempo), ha detto al Giornale quanto segue: «Evocare il parallelismo con il Ddl Zan è sbagliato e pericoloso. Se si trasforma la legge in bandiera di partito, avremo l'ennesimo fallimento di chi sui diritti preferisce le chiacchiere ai fatti». Perché i parlamentari favorevoli ma non appartenenti al Pd dovrebbero assecondare una strategia che sembra guardare più alle urne che alla legge in sé? Mediare, per i Dem, non è concepibile. Dal Pd , come nel caso della legge contro l'omotransfobia, hanno iniziato ad alzare i toni, persino verso chi vorrebbe solo entrare nel merito. La vicepresidente della commissione Affari Costituzionali ed esponente di Forza Italia Annagrazia Calabria si è espressa attraverso La Stampa: «L'impressione - ha detto - è che Pd e 5 Stelle preferiscano, anziché migliorare il testo, non farlo passare per accusare noi di averlo ostacolato. Non è accettabile che chi non la pensa come le sinistre e voglia migliorare nel merito, secondo equilibrio e buon senso, sia accusato di essere razzista». Il senatore azzurro Andrea Cangini ha scritto una riflessione sui social: «Senza entrare nel merito, stupisce il metodo: la pretesa di Enrico Letta si approvare con una maggioranza di larghe intese leggi su cannabis e ius scholae che non furono approvate da maggioranze di centrosinistra. Manovra identitaria, metodo populista». È con questo clima che il governo, anche con le dichiarazioni del ministro dell'Interno Luciana Lamorgese, ha fatto capire di non voler essere tirato in ballo: «È un provvedimento a livello parlamentare, quindi si vedrà in quella sede se si chiuderà o meno. Non ho alcun ruolo in questa fase», ha detto il capo di Dicastero. Negli strascichi della tensione creatasi in questi giorni attorno alla riforma della cittadinanza, persiste la forte polemica legata al caso che riguarda la deputata Augusta Montaruli (nel tondo). L'esponente di Fdi, attraverso un discorso alla Camera, ha sostenuto quanto segue: «I bambini che ci guardano non sono contenti di vedere che lo ius scholae è portato avanti dalle forze politiche che regalano la droga per le strade». Un ragionamento che ha scatenato le ire di alcuni utenti social che hanno ricoperto la meloniana d'insulti. Tra le offese, anche alcune riferite ai genitori della parlamentare. I messaggi ricevuti dalla Montaruli sono stati condannati anche dalla Meloni.

Il presidente della Camera Roberto Fico, Fdi, Matteo Salvini, Emanuele Fiano e Stefano Sensi per i Dem ed altri hanno espresso la loro solidarietà alla Montaruli.

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