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L'accelerazione dell'esecutivo sui conti. Per le pensioni spunta l'ipotesi "Quota 102"

Il governo licenzierà il documento programmatico di Bilancio da inviare a Bruxelles. Si studiano ritocchi al reddito grillino per tagliare l'Irpef

L'accelerazione dell'esecutivo sui conti. Per le pensioni spunta l'ipotesi "Quota 102"

È stata il ministro degli Affari regionali, Mariastella Gelmini, intervenuta all'assemblea di Confindustria Brescia, a rompere l'assedio al centrodestra dopo la débâcle elettorale. «Forza Italia, in vista della discussione sulla prossima legge di Bilancio, chiederà con forza il taglio del cuneo fiscale, il taglio delle tasse», ha dichiarato ricordando che «l'unico modo per aumentare l'occupazione in questo Paese è tagliare il costo del lavoro» e che «dobbiamo mettere le imprese nelle condizioni di assumere, investire, creare sviluppo». Insomma, dagli azzurri giunge una mano tesa al mondo confindustriale che con il presidente Carlo Bonomi chiede che il taglio del cuneo fiscale sia effettuato sul versante delle imprese e non solo per i dipendenti. Ritrovare la sintonia con gli imprenditori è prioritario per il centrodestra. Tanto più che il ringalluzzito segretario del Pd, Enrico Letta, vorrebbe imporre l'agenda al premier Mario Draghi e al ministro dell'Economia, Daniele Franco («salute per tutti, lavoro, istruzione e riforma degli ammortizzatori»).

Oggi è atteso il Consiglio dei ministri che dovrebbe licenziare il Documento programmatico di Bilancio da inviare a Bruxelles. Nel pomeriggio di ieri si era diffusa la voce di una probabile convocazione in serata della cabina di regia, ma le scorie elettorali hanno indotto il governo a un supplemento di riflessione. Ieri sera si sono svolti solo alcuni incontri tra le delegazioni dei partiti e il ministro Franco. I rappresentanti dei partiti si incontreranno con il premier solo stamattina. Per vedere l'articolato della manovra, invece, occorrerà attendere ancora qualche giorno. Il confronto, infatti, si preannuncia difficile. Due settimane fa, dopo un primo turno negativo, Salvini impose ai suoi ministri di non partecipare alla riunione sulla delega fiscale che contiene una potenzialmente esplosiva riforma degli estimi catastali. Oggi, invece, si pone da una parte la questione del reddito di cittadinanza e, dall'altra, quella delle pensioni. Rimodulare il sussidio grillino che costa circa 9 miliardi di euro all'anno consentirebbe di recuperare risorse - da un miliardo fino a due - per un più generoso taglio dell'Irpef che con i soli 3,5 miliardi a disposizione si rivelerebbe inefficace. Ecco perché si pensa a una stretta sui requisiti di accesso e a un décalage in caso di rifiuto della seconda offerta di lavoro. Tra le altre ipotesi al vaglio c'è la cancellazione del contributo Cuaf, la cassa unica assegni familiari, che costa circa 2 miliardi ed è a carico dei datori di lavoro. Con l'introduzione dell'assegno unico bisognerà infatti decidere se agevolare oppure no gli imprenditori. Non è escluso che Draghi e Franco attingano all'extradeficit per intervenire sia sul cuneo che sull'Irpef.

Non meno problematico sarà il confronto sulle pensioni. La Lega ancora non ha mostrato di aver compreso che tanto salvare «Quota 100» quanto spingere per «Quota 41» (pensionamento di anzianità con 41 anni di contributi) non è una strategia vincente con Draghi, assediato da Commissione Ue, Ocse e Fmi per aumentare la partecipazione al mercato del lavoro. Più probabile un rafforzamento dell'Ape social aperto a un maggior numero di lavori gravosi e l'avvio dell'«Ape contributivo» ipotizzato dal presidente Inps Tridico, cioè l'utilizzo della quota contributiva per agevolare le uscite a 63-64 anni.

Non è esclusa l'applicazione, per una fase transitoria biennale, di «Quota 102», ovvero l'uscita anticipata con almeno 64 anni di età e 38 di contributi.

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