Guerra in Ucraina

L'accordo è scaduto: partita da Odessa l'ultima nave di grano

È partita ieri dal porto di Odessa, sul Mar Nero, l'ultima nave carica di grano a cui è stato concesso un passaggio sicuro

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È partita ieri dal porto di Odessa, sul Mar Nero, l'ultima nave carica di grano a cui è stato concesso un passaggio sicuro dall'accordo Onu siglato da Ucraina, Turchia e Russia sul transito dei cereali sul mar Nero che scade oggi e sul cui rinnovo gravano molte incertezze.

Malgrado il grande cerimoniere dell'accordo, il preisdente turco Recep Tayyip Erdogan, continui a dare per scontato il rinnovo dell'intesa, Mosca si è messa di traverso e il presidente russo Vladimir Putin ha ripetutamente minacciato di porre fine all'accordo, considerato cruciale per scongiurare una crisi alimentare mondiale e combattere la fame nei Paesi in via di sviluppo. Sabato scorso il presidente russo, nel corso di un incontro con il pari grado sudafricano, Cyril Ramaphosa, ha manifestato tutta la sua frustrazione per il fatto che, a suo dire, gli impegni per rimuovere gli ostacoli alle esportazioni russe di cibo e fertilizzanti non sono stati rispettati; e che l'obiettivo principale dell'accordo, vale a dire la fornitura di grano ai Paesi bisognosi, anche nel continente africano, non è stato realizzato. Certamente non aiuta la possibilità di rinnovare l'accordo la tensione tra Kiev e Mosca che in queste ore si concentra sull'uso (e l'abuso) delle bombe a grappolo.

L'incertezza sul destino dell'accordo rischia di avere conseguenze negative sul prezzo del grano anche in Italia dove, come ricorda Coldiretti, «le importazioni di grano proveniente dall'Ucraina sono aumentate del 430 per cento per un quantitativo pari a oltre 142 milioni di chili mentre quelle di mais del 71 per cento per un totale di 795 milioni di chili sulla base di elaborazioni Coldiretti su dati Istat nel primo quadrimestre del 2023 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

L'incertezza sull'accordo riguarda dunque anche l'Italia dove per il maltempo si stima una perdita dei raccolti di grano di almeno il 10 per cento a livello nazionale, rispetto allo scorso anno con il rischio concreto «che - osserva Coldiretti - la produzione di grano duro nazionale per la pasta possa scivolare a poco più di 3,7 milioni di tonnellate».

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