
Il quorum ti fa ricco. Una montagna di soldi arriverebbe nelle «tasche» di Landini e della Cgil in caso di raggiungimento del quorum al referendum su Jobs act e cittadinanza del prossimo 8 e 9 giugno. Non c'è solo l'obiettivo politico da centrare: la cancellazione di una legge (fatta dal Pd) che regola il mercato del lavoro e il via libera alla cittadinanza per gli immigrati. C'è soprattutto una torta piena di soldi da dividere. È una partita anche economica. Ogni quesito referendario può valere fino a mezzo milione di euro di rimborso elettorale per il comitato promotore del referendum. Ecco perché, Landini sta spingendo al massimo la macchina elettorale. Passando da una piazza all'altra. Da una città all'altra. Milano, Napoli, Genova. Oggi sarà a Roma con tutti i leader della sinistra per tirare la volata finale al referendum. Ieri era a Torino.
Quanto può valere la soglia del 50% più 1? Il Giornale ha fatto i conti in tasca al segretario della Cgil. Sono cinque i quesiti su cui gli italiani dovranno esprimersi nel prossimo mese di giugno. La legge (n. 157 del 1999) nel caso del referendum abrogativo (quello che si svolgerà il prossimo 8 e giugno), disciplinato dall'articolo 75 della Costituzione, prevede il rimborso di 1 euro per ogni firma raccolta su ogni singolo quesito, fino a un massimo di 500mila firme, che è la quota necessaria per chiedere la consultazione. Ovviamente l'accesso al contributo economico è vincolato al verificarsi di due condizioni. La prima è il via libera da parte della Corte Costituzionale sull'ammissibilità del quesito referendario. Condizione che nel caso dei referendum del prossimo giugno si è già verificata: i cinque quesiti hanno superato il vaglio della Consulta. La seconda condizione, introdotta nel 2006 da una modifica, vincola il rimborso al raggiungimento del quorum. Non è chiaro se in caso di mancato raggiungimento del quorum, la norma riconosca comunque anche se in misura ridotto un rimborso per le spese sostenute dal comitato per la campagna referendaria. I conti sono semplici: la torta da dividersi è pari a 2,5 milioni di euro in caso di raggiungimento del quorum. Chi avrà accesso a quei soldi? Il comitato promotore. Scorrendo i componenti del comitato, oltre Landini, spunta anche Magistratura democratica, l'associazione che riunisce la corrente di sinistra delle toghe. Non ci sono partiti. Nonostante Pd, M5s e Avs siano schierati per il sì. Quei soldi serviranno a ripagare le spese che la Cgil sta sostenendo per la campagna referendaria. I conti non sono ancora pubblici. Nel bilancio dello scorso anno del sindacato c'è un impegno di 100mila euro per la campagna referendaria. Poca roba rispetto alle iniziative messe in campo dalla macchina Cgil. Ieri Landini, dal Salone del Libro di Torino, ha provato a motivare la base: - «Non è facile, il problema è fare conoscere i referendum. Tanti ancora non li conoscono perché Rai e soggetti altri non stanno collaborando, ma sono ottimista perché abbiamo venti giorni davanti e penso che siamo nella condizione di raggiungere il traguardo. Vedo che sta crescendo l'interesse. Quelli che stanno invitando a non andare a votare stanno avendo l'effetto opposto, sta aumentando la gente che dice 'allora, forse.... È importante andare a votare, in questo momento bisogna recuperare questo diritto.
Sono convinto che possiamo raggiungere il quorum e fare una cosa utile per il Paese, cancellare leggi balorde e tutelare i diritti di chi lavora». Votare è importante soprattutto per le casse della Cgil che potrebbe portare a casa un bel gruzzoletto