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L'Anm compra un paginone sui giornali per dire no alla riforma della giustizia: "È contro la magistratura"

L'associazione dei magistrati da tempo contesta alcuni punti della legge approvata alla Camera, in special modo quelli relativi alle valutazioni delle performance dei togati

L'Anm compra un paginone sui giornali per dire no alla riforma della giustizia: "È contro la magistratura"

Si sapeva da tempo che l'Associazione nazionale magistrati (Anm) si sarebbe messa in moto per contestare la riforma della giustizia. Ma la mossa scelta oggi per dire no alla legge votata alla Camera (con 328 voti a favore, la contrarietà degli onorevoli di FdI e L'Alternativa c'è e l'astensione di Italia Viva) è a dir poco eclatante: un paginone a pagamento su alcuni dei principali quotidiani italiani dal titolo tranciate "Una riforma sbagliata".

Secondo Anm la "riforma dell'ordinamento giudiziario era stata annunciata per combattere il correntismo, ma è diventata una legge per intimidire i magistrati". Poi, si legge nella missiva pubblicata sui giornali: "Avremmo voluto una disciplina in grado di sopire il carrierismo all'interno degli uffici giudiziari, ma questa riforma esaspera, invece, la competizione fra i colleghi. Avremmo desiderato una riforma ispirata al principio costituzionale del giudice soggetto solo alla legge, e invece si applicano criteri manageriali agli uffici giudiziari, facendo prevalere logiche di tipo aziendalistico, basate esclusivamente sui numeri e sulla produttività. Il vizio di fondo è pensare che se una sentenza venga riformata nei successivi gradi di giudizio, o se un'istanza cautelare del pm non trovi accoglimento, ciò sia da ricollegare a un errore del magistrato, che per ciò solo vada sanzionato, quanto meno sul piano della valutazione della sua professionalità".

Secondo i magistrati, dunque, lo scopo della riforma non sarebbe in realtà quello di preservare la qualità delle decisioni dei magistrati, perché non tiene conto "del valore della funzione giudiziaria, intesa come presidio dei diritti e garanzia di tutela delle delicate vicende di vita delle persone". L'Anm, infine, ritiene che la legge sia un atto ad hoc contro la magistratura in senso stretto. Una sorta di "regolamento dei conti".

Domani l'Anm si riunirà nell'Assemblea generale, ma già una settimana fa aveva paventato uno sciopero in vista del varo della legge, poi rimandato per evitare uno strappo tra il potere legislativo e quello giudiziario. Ora però l'offensiva contro il Ministro della Giustizia Marta Cartabia sembra essere ripartita con veemenza.

Un'offensiva che, al contrario, sembra suggerire una certa voglia da parte dei magistrati di difendere lo status quo.
Tra i punti chiave di un testo che diversi partiti hanno annunciato comunque di voler provare ad emendare in Senato, quelli che proprio non vanno giù ai magistrati riguardano le strutture più gerarchiche e gli aspetti disciplinari per regolare l'operato dei magistrati e, in un certo senso, bilanciarne lo strapotere.

Basti pensare al pomo della discordia principale, quello relativo al fascicolo personale del magistrato: la riforma prevede l’implementazione annuale (non quadriennale) che dovrà contenere dati e faldoni sulle attività svolte inclusa quella cautelare. Ma anche altre voci statistiche che proprio non vanno giù all'Anm, come i dati sulla tempestività nell’adozione dei provvedimenti. Parametri, insomma, in base ai quali registrare le performance del singolo magistrato.

Un concetto che alle toghe proprio non va giù.

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