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L'appello di Confindustria: "Subito il nuovo governo. Impresa italiana da salvare"

"Avremo poche risorse e dovremo metterle sul caro bollette. Ci sarà tempo per fare interventi sulla flat tax, per fare i prepensionamenti. Oggi dobbiamo salvare l'industria italiana, perché senza industria non c'è l'Italia"

L'appello di Confindustria: "Subito il nuovo governo. Impresa italiana da salvare"

«Avremo poche risorse e dovremo metterle sul caro bollette. Ci sarà tempo per fare interventi sulla flat tax, per fare i prepensionamenti. Oggi dobbiamo salvare l'industria italiana, perché senza industria non c'è l'Italia». Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, a Rtl 102.5 ieri ha ripetuto l'allarme che proviene dal mondo imprenditoriale.

«Abbiamo chiesto che si possa arrivare velocemente alla formazione di un governo perché abbiamo questa emergenza che si chiama caro bollette che sta colpendo imprese e famiglie. È la famosa stangata e dobbiamo intervenite subito, non abbiamo tempo da perdere», ha aggiunto Bonomi. Uno scostamento di bilancio per finanziare misure contro il caro energia, ha sottolineato Bonomi, deve essere preso in considerazione «come extrema ratio», da mettere in campo «se l'Europa non farà l'Europa». Una Europa che «ha condiviso le sanzioni» per la Russia «ma non ne sta condividendo gli effetti. Paesi più esposti con il debito pubblico, come il nostro, vanno in difficoltà ma devono salvaguardare la propria industria», come la Germania che, con i suoi 200 miliardi di aiuti messi in campo, «sta creando condizioni asimmetriche di competitività e noi non possiamo permetterci di abbandonare la nostra industria perché è un tema di sicurezza nazionale: se chiudono migliaia di imprese perdi migliaia di posti di lavoro». Secondo Bonomi, «visto che abbiamo 170 miliardi di investimenti da fare con il Pnrr, questi ci consentono di riconfigurare la nostra spesa pubblica per un 4/5% (circa 40-50 miliardi di euro), in modo da avere le risorse per intervenire» sul caro-energia.

Intanto, ieri il governo ha prorogato - in quella che probabilmente è stata l'ultima riunione - fino al 18 novembre 2022: la riduzione delle accise sui carburanti e sul gas per autotrazione che beneficerà anche dell'aliquota Iva agevolata al 5 per cento. Si tratta di un provvedimento necessario vista la scadenza del precedente provvedimento e, soprattutto, la difficile congiuntura. Certificata anche dall'Ufficio parlamentare di Bilancio (Upb). L'Authority sui conti pubblici ha evidenziato come nel quarto trimestre del 2022 la situazione dell'economia italiana «rischia di peggiorare ulteriormente a causa dell'inflazione e del protrarsi delle conseguenze del conflitto in Ucraina». Il 2022 dovrebbe chiudersi con una crescita del 3,3 per cento, mentre l'anno prossimo, prosegue l'Upb, «il Pil dovrebbe rallentare decisamente, registrando un'espansione molto modesta (0,3%)».

La congiuntura non è favorevole. Ieri Eurostat ha certificato che l'inflazione dell'area dell'euro si è attestata al 9,9% a settembre (9,4% in Italia), in aumento rispetto al 9,1% di agosto. E il cambiamento climatico e l'aumento delle temperature previsto dalla comunità scientifica, avrà effetti negativi anche sull'economia italiana nel medio-lungo termine colpendo in particolare l'agricoltura e il turismo. Secondo una ricerca della Banca d'Italia, un incremento di 1,5 gradi «potrebbe condurre ad avere nel 2100 un livello di Pil pro capite tra il 2,8 e il 9,5% inferiore rispetto allo scenario base con temperature stabili». L'agricoltura è uno dei settori più esposti, ma saranno colpiti anche industria e turismo.

Ecco perché Stefano Cuzzilla, presidente di Cida-Federmanager, ha rimarcato che «non possiamo più

permetterci instabilità: gli attuali scenari, nazionali ed internazionali, richiedono azioni immediate e un'assunzione di responsabilità dinanzi ai reali problemi che investono il Paese, come quello prioritario del caro-energia».

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