Politica

La frase choc della Boldrini sulla Casellati

L'onorevole del Pd sulla bocciatura del profilo del presidente del Senato come prossimo Capo dello Stato abbandona la solidrietà femminile. Se le donne non sono di sinistra possono essere attaccate

La frase choc della Boldrini sulla Casellati

Che le donne "non siano tutte uguali" è una di quelle tipiche frasi che nell'epoca del politicamente corretto possono essere pronunciate solo... da donne.

Figurarsi se un uomo possa mai sostenere una tesi del genere senza finire nel tritacarne mediatico della misoginia e del machismo. In questo caso, parole e musica sono nientemeno che della lady di ferro del femminismo italiano: Laura Boldrini.
Che per l'ex Presidente della Camera la solidarietà femminile valga solo a targhe alterne, quando cioè l'affinità cromosomica sia appannaggio solo di altre donne di sinistra, progressiste e femministe, era cosa nota. Basti pensare alla bocca cucita ogni qualvolta ad essere bersagli di insulti e le insinuazioni di genere siano state Giorgia Meloni o altre esponenti politiche di destra. O quando magari, nelle pagine di cronaca nera, siano finite ragazze o ragazzine vittime di cortocircuiti politically correct ("difendo le donne o difendo i migranti?").

Stavolta però, la Boldrini anziché trincerarsi dietro al silenzio di circostanza si è spinta oltre, confessando candidamente, in merito alla candidatura di Maria Elisabetta Alberti Casellati a Presidente della Repubblica, che: "Salvini sta giocando una partita all’interno del centrodestra per consolidare la leadership. Avrebbero dovuto salvaguardare una donna e poi le donne non sono tutte uguali, Casellati è espressione di una parte".

Con una nonchalance davvero invidiabile tale da rasentare quasi la spocchia, insomma, l'onorevole del Pd dice che la Casellati è una donna un po' meno donna, visto che non è di sinistra. Un ragionamento perfettamente in linea con i dossier, gli attacchi diretti e i tentativi di delegittimazione intessuti dai media, dai politici, dall'opinione pubblica sui social, all'indomani dell'ipotesi di eleggerla a Capo dello Stato.
Dal Fatto Quotidiano hanno ricordato come sia diventata Presidente del Senato "per un testacoda della storia" (per via cioè dell'accordo Lega-5 Stelle per formare il primo governo Conte), mentre il Domani, con un approfondimento a dir poco a orologeria, è uscito ricordando i 270mila euro stanziati dalla prefettura di Padova per la messa in sicurezza palazzetto del Settecento di Padova di proprietà della presidente del Senato. Come se li avesse rubati.

E che dire delle accuse di utilizzare in modo troppo blando il Falcon di Stato per i suoi voli privati, quando invece il decreto 98 del 2011 (art.3) recita chiaramente che i voli di stato debbano essere limitati al Presidente della Repubblica, ai Presidenti di Camera e Senato, al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Presidente della Corte Costituzionale senza necessità di autorizzazione, perché è la legge stessa a renderli disponibili (i 124 voli che venivano contestati alla Casellati, tra l'altro, erano in realtà circa 90). E ancora, come dimenticare il famoso video intervista ospite di Lilli Gruber che è valso alla Casellati l'epiteto di maîtresse di Silvio Berlusconi per via delle frasi su Ruby.

Se è una donna di centrodestra, certe oscenità si possono sottindendere, sottoscrivere, esplicitare a mezzo stampa senza alcun timore.

Dietro l'immagine pura e casta della difesa dei diritti civili e della lotta alla disuguaglianza, anche il femminismo, si sa, altro non è che una bandiera ideologica.

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