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"Lavoro per unire". Salvini fa il paciere e ricompatta i suoi. L'allarme di Giorgetti sulla tenuta di Draghi

L'alleanza è in pezzi? "Non c'è problema, il centrodestra si ricostruisce". Matteo Salvini arriva in via Bellerio per il Federale e rilancia

"Lavoro per unire". Salvini fa il paciere e ricompatta i suoi. L'allarme di Giorgetti sulla tenuta di Draghi

L'alleanza è in pezzi? «Non c'è problema, il centrodestra si ricostruisce». Matteo Salvini arriva in via Bellerio per il Federale e rilancia. Alla sua maniera, elencando progetti e obiettivi. Una raffica di iniziative per marcare l'azione del partito nel governo e il progetto della Federazione di centrodestra, l'embrione del futuribile Partito repubblicano, ai nastri di partenza. I big del partito approvano all'unanimità e non sollevano polemiche. Tutto liscio, almeno per oggi, anche se la gestione della giostra per il Quirinale è stata un mezzo disastro, ha aperto crepe e spaccature forse irrecuperabili fra i partner e non ha portato sul Colle un nome espresso dal centrodestra. Anzi.

La resa dei conti, semmai arriverà, è però rinviata. Zaia deve gestire la pandemia nel suo Veneto, e Giorgetti non ha alcuna intenzione di sfidare il segretario. Salvini corre e riempie l'agenda di temi e urgenze, come a mostrare che il linguaggio del Palazzo, le minacce di crisi fino al ventilato addio di Giorgetti all'esecutivo, non lo appassionano. In realtà Giorgetti sa benissimo che il governo non è uscito bene dallo stress test dell'elezione per il Quirinale: «Sono preoccupato, non sarà facile, l'esecutivo sta vivendo dei momenti difficili, dobbiamo portare a casa dei risultati, ma Draghi è il garante».

In soldoni, dopo aver perso la battaglia per portare Draghi al Quirinale, Giorgetti vorrebbe evitare o almeno alleggerire il pressing sul premier. C'è un'ansia da prestazione, da risultato, e i partiti marciano divisi, a maggior ragione in vista delle elezioni. Ma così si rischia di far cadere il presidente del consiglio.

Salvini però quei risultati e quei traguardi li vuole raggiungere. Non vuole abbandonare la maggioranza, ma vuole capitalizzare prima delle urne. E allora ecco le proposte, fissate dal Federale: no a nuove tasse sulla casa e no alla riforma del catasto; avanti invece con un provvedimento urgente, un decreto, per aiutare famiglie e imprese inguaiate dalle bollette sempre più care di luce e gas. E poi, ancora, basta con ulteriori restrizioni sulla prima linea della lotta al Covid; nello specifico, la Lega salirà sulle barricate se qualcuno proverà a fare distinzioni tra bambini vaccinati e non vaccinati. Insomma, niente scherzi su didattica e dad.

Salvini riprende a macinare politica: annuncia l'impegno per la difesa dei confini e la lotta all'immigrazione clandestina. Come dire, c'è spazio per rispolverare anche vecchi cavalli di battaglia.

All'orizzonte, c'è la Federazione di cui Salvini ha parlato nella lettera al Giornale di lunedì. Certo, dopo la baraonda dei giorni scorsi, è fin troppo facile immaginare che la mossa sia un tentativo per uscire dall'angolo.

Ma Salvini interpreta la parte fino in fondo: «Lavoro per unire, per raccogliere e per andare oltre». La Meloni è inviperita e da Forza Italia frenano e anzi guardano altrove, in direzione dei centristi. Ma il segretario non è tipo da scoraggiarsi e davanti alle telecamere assiepate in via Bellerio snocciola i punti del suo programma e si intesta i passi compiuti nel caos della scorsa settimana: «Sono orgoglioso perché il movimento della Lega è stato il più compatto. E sono contento di essere colui che ha messo fine alle ipocrisie dicendo piuttosto che andare avanti con i no reciproci chiediamo un sacrificio a Mattarella e lo rivendico».

Nessuna autocritica e nemmeno contestazioni. Il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari scende dall'auto davanti al cancello di via Bellerio e sparge miele: «La leadership di Salvini è saldissima». Giorgetti condivide uno a uno tutti gli obiettivi citati dal leader, anche se vorrebbe proteggerlo da incursioni e assalti, e Zaia spende parole di ottimismo: l'asse Mattarella-Draghi sembra sposare l'idea di autonomia che sta a cuore al governatore.

Si va avanti pungolando il governo e con l'idea di federazione. «Il potere del popolo - attacca Meloni - è più forte delle alchimie di Palazzo». E Licia Ronzulli dice «no alle fusioni a freddo». Ma Salvini, come tutto lo stato maggiore della Lega, è in modalità zen e non replica. Anzi, smorza, comunque non chiude: «Io non rispondo a chi critica, né da destra né da sinistra. Non dico mai di no a nessuno».

Non verrà giù, non ora, neppure la giunta ligure guidata dal traditore Giovanni Toti che ha impallinato la Casellati. «La giunta va avanti», spiega Salvini che però punzecchia il governatore: «Un presidente che fa anche l'assessore al bilancio, l'assessore alla sanità, o è Superman oppure...»

Inutile finire la frase. L'ultimo pensiero, prima di tornare in aereo a Roma, è per Silvio Berlusconi, incontrato due giorni fa: «Sono contento di aver riabbracciato un amico che ha passato brutti momenti. L'incontro con Berlusconi è andato bene soprattutto perché è stato il suo primo giorno fuori dall'ospedale».

Per il momento va bene così, anche se la Federazione per ora è solo uno schema.

Fra sciabolate e requisitorie come nemmeno in tribunale.

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