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"Sigfridismo". Ma Letta non tocca palla nemmeno su Report

L'interrogazione di Andrea Romano è stata depositata il 2 novembre: contesta il servizio del programma di Rai Tre. Nonostante il segretario del Pd avesse chiesto di difendere la trasmissione di Sigfrido Ranucci

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Enrico Letta cerca di mettere il silenziatore, ma buona parte del Pd si ribella. E va avanti per la propria strada. Il caso Report diventa un’ulteriore grana per il segretario dem, che stava ancora leccandosi le ferite del ddl Zan. L’interrogazione, annunciata il giorno dopo la puntata contestata del programma di Sigfrido Ranucci, è stata regolarmente depositata martedì 2 novembre, come apprende Il Giornale, che ha visionato la bozza del testo. L’atto riprende in gran parte le posizioni esposte nel comunicato, diffuso a firma “parlamentari del Pd”. La sconfessione di Letta è arrivata poche ore dopo, quando l’iniziativa parlamentare era ormai avviata.

Il Sigfridismo di Letta

La posizione dell’inner circle del segretario è stata chiara: “Nessuno tocchi Report in nome della libertà di stampa”. Così è partita la corsa alla dissociazione di molti esponenti dem e con essa le pressioni affinché nessuno mettesse in discussione Report. “Se fosse vero anche questa sarebbe una limitazione dell’autonomia dei parlamentari, non ci voglio credere. E mi auguro che non sia così”, sottolinea il deputato di Italia viva, Michele Anzaldi.

La tensione è comunque tangibile. “La linea del Pd è che non gli interessa il merito del servizio. Non si interviene per principio di Sigfridismo”, ironizza un deputato, a microfoni spenti, facendo un gioco di parole con il nome di Ranucci. Il senatore dem, Andrea Marcucci, è molto critico: “Non sono mai stato particolarmente appassionato a Report, molte volte la sua informazione mi è sembrata particolarmente capziosa”. “E - aggiunge l’ex capogruppo al Senato - in questo case è grave l’infortunio sui vaccini. Non possiamo permetterci che la tv di Stato, con alcune trasmissioni, alimenti preoccupazione sulla scienza”. A molti, tra i corridoi di Montecitorio, non è quindi piaciuta la difesa a prescindere, avallata da Letta, di un’inchiesta che “sarebbe stata messa alla pubblica gogna se fosse stata fatta da qualche altro giornalista”, come dice un altro parlamentare a taccuini chiusi.

L'interrogazione sulla puntata di Report

Questa è l’aria, insomma. E Letta ne esce ancora più ammaccato: non riesce a imporre la linea nemmeno sulla questione Report, perché non è andato a buon fine il tentativo di silenziare chi non ha gradito la puntata mandata in onda dal programma di Rai Tre. Romano ha deciso di tirare dritto: l’interrogazione è lì e chiede di sapere “se il Presidente e l’Amministratore Delegato della Rai, nonché il Direttore di RaiTre Franco Di Mare, fossero a conoscenza dei contenuti del servizio” e “se ne avessero avallato la diffusione”. Da qui le canoniche domande contenute negli atti di sindacato ispettivo per sapere “quali iniziative intendano mettere in campo per ristabilire un livello corretto e veritiero di informazione sui vaccini anti Covid, sul lavoro del Comitato Tecnico Scientifico”, nonché “sulle decisioni assunte dal Parlamento e dal Governo a tutela della salute pubblica dall’avvio dell’epidemia di Covid 19 e fino ad oggi”.

Al parlamentare dem, esponente di Base riformista, non è andata affatto giù la diffusione “senza alcun contraddittorio” dei “dubbi sull’efficacia dei vaccini” e delle “perplessità sulla durata della copertura degli anticorpi”. Secondo quanto si evidenzia nel documento, “sono affermazioni del tutto campate in aria sulla ‘larga frequenza di effetti collaterali’ dopo la somministrazione del vaccino anti Covid, speculazioni dietrologiche sul ‘grande business della terza dose’ detenuto da ‘multinazionali del farmaco’”.

Cosa fa ora il Pd in Vigilanza? “Chiedete a Romano”, è il mantra che si ripete tra i corridoi di Montecitorio. Tra i colleghi in commissione c’è un certo spaesamento. “La prassi è che gli atti siano sottoscritti da tutti”, spiegano a Il Giornale. Fatto sta che, al momento, l’interrogazione in oggetto non è stata ancora visionata dagli altri componenti della Vigilanza.

Ma resta l'impatto politico sulla leadership, ferita, di Letta.

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