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L'inflazione decolla: è record dal 1986. E Visco ammonisce: "Non avviare la spirale tra prezzi e salari"

Un singolare sincronismo: le Considerazioni finali del governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, hanno coinciso con la stime Istat dell'inflazione di maggio e del Pil nel primo trimestre

L'inflazione decolla: è record dal 1986. E Visco ammonisce: "Non avviare la spirale tra prezzi e salari"

Un singolare sincronismo: le Considerazioni finali del governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, hanno coinciso con la stime Istat dell'inflazione di maggio e del Pil nel primo trimestre. Come se in quei pochi isolati che separano Via Nazionale dall'istituto di statistica ci fosse stata l'intenzione di inviare lo stesso messaggio alla classe dirigente: non è il momento di abbassare la guardia.

A maggio, infatti, l'inflazione annua è salita ai massimi da marzo 1986 al 6,9% dal 6% di aprile, spinta dal rialzo dei prezzi energetici (da +39,5% a +42,2%). Volano anche il carrello di spesa (da +5,8 a +6,7%) che l'inflazione di fondo esclusi alimentari ed energia (da +2,4% a +3,3%). Buone notizie dal Pil rivisto al rialzo a +0,1% sul trimestre precedente dal preliminare -0,2% (tendenziale rialzato da +5,8 a +6,2%). Ma in questo caso a far male è sempre l'inflazione: i consumi sono calati dello 0,6% nel trimestre, segno che il livello dei prezzi non è sostenibile per tutti. E se per il ministero dell'Economia questo trend è rassicurante perché il Pil potrebbe avvicinarsi alle previsioni del Def (+3,1%) in virtù della ripresa attesa nel trimestre in corso, per Confcommercio «il prossimo futuro potrebbe risultare peggiore» proprio per la debolezza della domanda.

Ed è su questo punto che il governatore Ignazio Visco ha messo in guardia il governo. «Quello che la politica monetaria può fare è assicurare la stabilità dei prezzi nel medio termine, preservando l'ancoraggio delle aspettative d'inflazione e contrastando vane rincorse tra prezzi e salari», ha detto aggiungendo che «interventi di bilancio di natura temporanea, e calibrati con attenzione all'equilibrio delle finanze pubbliche, possono contenere i rincari dei beni energetici e sostenere il reddito disponibile delle famiglie più colpite, riducendo in entrambi i casi le pressioni per incrementi di natura salariale».

Insomma, il decreto Aiuti è andato nella giusta direzione ma non bisogna esagerare anche perché il contesto macroeconomico internazionale è complesso. Il conflitto «ha radicalmente accentuato l'incertezza. «In aprile valutavamo che il prolungamento del conflitto in Ucraina avrebbe potuto comportare circa 2 punti percentuali in meno di crescita, quest'anno e il prossimo», ha evidenziato Visco ricordando che «le stime più recenti delle maggiori organizzazioni internazionali sono simili» né «si possono però escludere sviluppi più avversi». Lo stop all'import di gas russo, si legge nella Relazione annuale di Bankitalia, farebbe contrarre il Pil a -0,3% nel 2022 con inflazione al 7,8% e a -0,5% nel 2023, comportando una prolungata recessione.

«L'azione pubblica può ridistribuirne gli effetti tra famiglie, fattori di produzione, generazioni presenti e future; non può annullarne l'impatto d'insieme», ha proseguito Visco sottolineando che «per quanto riguarda le famiglie, gli interventi calibrati in funzione della loro condizione economica complessiva anziché dei redditi individuali risultano più efficaci nel contrastare le ripercussioni dell'inflazione sulla disuguaglianza».

Anche perché l'Italia ha un bel carico di «compiti a casa» da svolgere e il governatore li ha elencati tutti quanti. In primo luogo, le riforme connesse all'attuazione del Pnrr a partire dal Codice degli appalti e da «una riforma organica» del sistema tributario che «consentirebbe di disegnare il sistema in maniera meno distorsiva», sempre prevedendo «l'integrale copertura delle misure adottate». Seguono il potenziamento della formazione per migliorare il tasso di occupazione e, soprattutto, la produttività del lavoro. Portare il Paese su un sentiero di crescita significa rendere il Paese meno esposti ai rischi dell'elevato debito pubblico. «Dovranno inoltre essere conseguiti adeguati avanzi al netto della spesa per interessi», ha aggiunto rimarcando che «il ricorso al debito per finanziare nuovi programmi pubblici va evitato». E in questo monito c'è un plauso implicito al premier Draghi che ha evitato nuovi scostamenti.

Ma il più soddisfatto è stato il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, che ha visto confermato da Visco il richiamo a governo e partiti «a ponderare bene criteri e destinazione delle misure anti-crisi».

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