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L'inversione a U di Renzi sul ponte sullo Stretto

Quando correva per le primarie 2012, Renzi non tifava per il Ponte. E manco nel 2010. Poi, una volta al governo ha iniziato a cambiare idea

L'inversione a U di Renzi sul ponte sullo Stretto

"Bisogna completare il collegamento tra Napoli e Palermo, un'operazione che porti 100mila posti di lavoro e serva a togliere la Calabria dall'isolamento e ad avere la Sicilia più vicina". Puntuale come un orologio, Matteo Renzi torna a parlare del Ponte sullo Stretto. E non è casuale che lo faccia alla celebrazione dei 110 anni del Gruppo Salini (capofila del consorzio che si aggiudicò la gara d'appalto). La storia si ripete.

Perché nel settembre 2014, lo stesso ad della società, Pietro Salini, aveva spronato il premier a riaprire il dossier dicendosi disponibile a rinunciare alle penali per la sua mancata realizzazione. In realtà, all'epoca Salini aveva parlato di "almeno 40mila posti di lavoro in un'area a forte disoccupazione" (diversi dai 100mila paventati dal presidente del Consiglio), ma poco importa. Dal 2014 a oggi son passati due anni e le stime possono cambiare.

Così come pare essere cambiata l'opinione dello stesso Renzi. Nel manifesto rottamatore della Carta di Firenze 2010 c'era scritto chiaro e tondo: "Ci accomuna il bisogno di cambiare questo Paese (...) un Paese che preferisca la banda larga al Ponte sullo Stretto". E poi ancora, l'1 ottobre 2012, a Sulmona per la sua prima tappa del tour abruzzese per le primarie sentenziava: "Continuano a parlare dello Stretto di Messina, ma io dico che gli otto miliardi li dessero alle scuole per la realizzazione di nuovi edifici e per rendere più moderne e sicure''.

Poi, una volta al governo le parole prendono una piega differente. E così a novembre 2015 il premier torna sull'argomento e mette nero su bianco sul libro di Bruno Vespa Donne d'Italia queste parole: "Certo che si farà, il problema è quando. Ora, prima di discutere del ponte, sistemiamo l'acqua di Messina, i depuratori e le bonifiche. Investiamo 2 miliardi nei prossimi cinque anni in Sicilia per le strade e le ferrovie. E poi faremo anche il ponte". Il no diventa un ni.

A marzo 2016 il ni diventa un quasi sì: "Sicuramente il ponte verrà fatto, basta con questo derby, l'importante è che prima portiamo a casa i risultati delle opere incompiute. Io non ho niente contro il ponte, anzi, sarà utile. Ma bisogna capire la tempistica, così come il fatto che il collegamento ci vuole anche per i treni, perché il ponte dovrà essere una della struttura dell'alta velocità del Paese. Io sono per portare a casa i risultati, poi si potrà parlare giustamente di come realizzare il ponte per macchine e treni, sicuramente si fa ma 'primum vivere, deinde philosophari".

Matteo Renzi, oltre che un latinista, soffre di annuncite. E di ripetizioni. Infatti oggi è tornato a rilanciare l'idea della costruzione del Ponte. Nonostante l'acqua di Messina, i depuratori; le bonifiche, e i 2 miliardi da investire nei prossimi cinque anni in Sicilia per le strade e le ferrovie siano ancora lettera morta. Ma al netto di tutto ciò, se si è finalmente convertito all'utilità del ponte, ci risparmi tra qualche mese o anno l'ennesimo annuncio.

Potrebbe prendere spunto da una canzone cult di Checco Zalone: "È stanca ormai a gente, sono anni ca ciù raccunti, mio caro presidente, u facimmu stu cazzu i punti!".

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