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Conte contro Supermario fa balenare la rottura. E il premier gli telefona

La terza giornata con Beppe Grillo sulle montagne russe del Movimento è la più pazza di tutte

Conte contro Supermario fa balenare la rottura. E il premier gli telefona

La terza giornata con Beppe Grillo sulle montagne russe del Movimento è la più pazza di tutte. Comincia con un'intervista del sociologo Domenico De Masi al Fatto Quotidiano e finisce con il premier Mario Draghi che torna in anticipo dal vertice Nato di Madrid. Ufficialmente per il Consiglio dei Ministri urgente sulle bollette, probabilmente a causa delle tensioni all'interno del governo che hanno superato il livello di guardia. Il casus belli dello scontro aperto tra Giuseppe Conte e Draghi stavolta è assai singolare. Si tratta di un'intervista al Fatto Quotidiano del sociologo De Masi, coordinatore scientifico della scuola di formazione grillina. De Masi ribadisce ciò che aveva già detto alla trasmissione radiofonica di Rai Radio1 Un Giorno da Pecora. Solo che il giornale di Marco Travaglio piazza il colloquio in prima pagina e scoppia il finimondo. «Grillo mi ha raccontato che Mario Draghi gli ha chiesto di rimuovere Giuseppe Conte dal M5s, perché inadeguato», spiega il professore al Fatto. In Parlamento alcuni grillini critici con Conte attribuiscono tutto a una manovra congiunta tra l'ex premier e il suo giornale di riferimento. E in effetti l'avvocato coglie la palla al balzo: «Trovo semplicemente grave che un premier tecnico si intrometta nella vita di forze politiche che lo sostengono, Grillo mi aveva riferito di queste telefonate». Conte si dice «sconcertato» dalle parole di Draghi. Grillo poco prima cerca di placare la tensione. «Draghi chiede di rimuovere Conte? Coprite la verità con le vostre storielle», risponde ai giornalisti. Il Garante, in privato, se la prende con Conte per la risposta troppo dura recapitata al premier. «Ogni volta vengo strumentalizzato e raccontano cazzate su di me e su Draghi», si sfoga Grillo con alcuni dei suoi fedelissimi. Il Garante annulla anche il vertice pomeridiano con i ministri grillini, un summit che avrebbe potuto dare il via libera al ritiro della delegazione governativa pentastellata e all'appoggio esterno.

Draghi si ritrova nel bel mezzo della polemica durante il vertice dell'Alleanza Atlantica a Madrid. Il premier è costretto a telefonare a Conte nel primo pomeriggio, durante una pausa dai lavori del vertice. Conte non risponde. Poco dopo Draghi riesce a parlare con il leader dei Cinque Stelle e si presenta davanti ai giornalisti italiani. «Con Conte abbiamo iniziato a chiarirci, ci risentiamo domani per vederci al più presto, il governo non rischia», dice il presidente del Consiglio. Solo che Conte e i contiani non sono ancora soddisfatti. Partono le proteste per la mancata smentita delle frasi che il capo del governo avrebbe detto a Grillo. I fedelissimi dell'ex premier si eccitano: «Non c'è stata nessuna smentita». Concetto espresso qualche ora prima in chiaro dal ministro Stefano Patuanelli ai microfoni di Un Giorno da Pecora. In serata la smentita arriva, laconica e limpida. «Draghi non ha mai detto o chiesto a Beppe Grillo di rimuovere Giuseppe Conte dal M5s», la nota diffusa da fonti di Palazzo Chigi. In serata fonti M5s fanno sapere che Conte ha avuto un colloquio di oltre un'ora con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, non confermato né smentito dal Quirinale. Ma all'ordine del giorno, probabilmente, ci sono state le fibrillazioni nel governo.

E Grillo fa trapelare il suo disappunto: «Raccontano cazzate su me e su Dragi. Io strumentalizzato»

Fino al primo pomeriggio infatti sembra concreta l'ipotesi di un via libera di Grillo all'appoggio esterno al governo. I senatori dei Cinque Stelle spingono per andare all'opposizione. Dopo la telefonata tra Draghi e Conte i tre ministri del M5s Fabiana Dadone, Federico D'Incà e Stefano Patuanelli vedono l'avvocato e rinviano l'addio a Draghi a data da destinarsi. Sul fronte interno al M5s salta la votazione lampo per la deroga dei due mandati a Giancarlo Cancelleri, così da permettergli di candidarsi a governatore della Sicilia.

Cancelleri alla fine della giornata fa un passo indietro, Grillo riparte per Genova e il governo traballa sull'asse Conte-De Masi.

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