Guerra in Ucraina

"Il Lugansk è un vero inferno". Mosca offre corridoi umanitari. Gli ucraini: "Dateci altre armi"

Le truppe di Kiev si sono ritirate dal centro di Severodonetsk, ma la battaglia per la città, epicentro della lotta per la conquista del Donbass, continua

"Il Lugansk è un vero inferno". Mosca offre corridoi umanitari. Gli ucraini: "Dateci altre armi"

Le truppe di Kiev si sono ritirate dal centro di Severodonetsk, ma la battaglia per la città, epicentro della lotta per la conquista del Donbass, continua con i russi che hanno inviato altri battaglioni tattici e stanno cercando di sfondare a Slavyansk, mentre avanzano verso Kharkiv. Il governatore della regione, Serhiy Gaidai, è costretto ad ammettere quello che è ormai sotto gli occhi del mondo: il Lugansk è «un vero inferno». «I bombardamenti sono così potenti che la gente non riesce più a resistere nei rifugi. Ma non possiamo perdere - insiste ostinato alla Bbc - Finché è possibile salvare almeno una vita, noi la salveremo», spiega ancora, riferendo che altri 70 civili sono stati evacuati da Lysychansk e dagli insediamenti circostanti, nonostante la distruzione dei tre ponti principali da parte dei russi, che controllano ormai il 70% della città. A confermare una pioggia incessante di bombardamenti, «24 ore su 24», è anche il sindaco Oleksandr Stryuk, che non vuole tuttavia mostrare cedimenti: «La situazione è molto difficile - spiega a Rai Radio 1 - Ma abbiamo ancora la forza per trattenere l'avanzata russa. Aspettiamo le armi».

Entro oggi, per stessa ammissione degli ucraini, l'esercito di Mosca impiegherà tutte le sue riserve ed energie per conquistare Severodonetsk, dove gli scontri infuriano da settimane ma sono ormai arrivati al punto decisivo. Le truppe del Cremlino stanno prevalendo negli scontri nell'area industriale della città, dove si trova l'impianto chimico Azot, nei cui bunker hanno trovato rifugio oltre 550 civili, compresi circa 40 bambini. Mosca ha annunciato l'apertura di un corridoio umanitario dall'impianto, a partire dalle 7 di stamattina e fino alle 19 italiane, e ha invitato i combattenti a rilasciare i civili e deporre le armi. Copione identico a quello andato in scena ad Azovstal, a Mariupol, e al momento gli ucraini non hanno alcuna fiducia nelle promesse russe. Kiev vorrebbe l'evacuazione verso il territorio che controlla nella vicina Lysychansk. Il corridoio studiato da Mosca, invece, prevede il trasferimento a Nord, verso la città di Svatovo, nell'autoproclamata Repubblica popolare di Lugansk.

E a proposito di Azovstal, ieri un totale di 88 combattenti del reggimento Azov che il 20 maggio erano stati catturati dai russi dopo la caduta dell'acciaieria di Mariupol sono stati trasferiti dal Lugansk alla colonia penale di Sukhodol, in Russia, «anche allo scopo di condurre azioni investigative», riferisce la Tass, spiegando che soldati di Azov nascosti nell'area vengono catturati quotidianamente dai filorussi.

Il presidente ucraino Volodomyr Zelensky ritiene la battaglia del Donbass «una delle più brutali combattute in Europa e per l'Europa» e continua a chiedere armi moderne e a lungo raggio, «per ridurre il vantaggio dell'equipaggiamento bellico della Federazione Russa». «Per alcuni - dice il leader di Kiev - il mio appello può sembrare un loop continuo, ma devo ripeterlo ancora». Le speranze, tuttavia, al momento restano scarse. Per Oleg Buryak, capo dell'Amministrazione militare del distretto di Zaporizhia, noto anche per il sequestro del figlio sedicenne, prigioniero dei russi da oltre due mesi, «gli Usa non ci consegnano le armi di cui abbiamo bisogno e non consentono all'Ucraina di sconfiggere apertamente Mosca, a causa delle ambizioni cinesi nell'estremo oriente russo». Per gli Stati Uniti - spiega il leader militare all'AdnKronos - «Mosca va sfinita, non distrutta».

La previsione è che «ci sarà un congelamento del conflitto da settembre a marzo 2023, poi guerra per almeno altri 3 anni».

Commenti