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L'ultima missione di Merkel rafforza l'asse con gli Usa. Biden: "Un'alleanza di ferro"

L'ultima missione di Merkel rafforza l'asse con gli Usa. Biden: "Un'alleanza di ferro"

Nei suoi sedici anni di cancellierato un record che s'interromperà con le elezioni del prossimo settembre in Germania, alle quali ha da tempo anticipato che non prenderà parte Angela Merkel ha incontrato alla Casa Bianca quattro presidenti americani. Prima George W. Bush, poi Barack Obama, poi Donald Trump e infine ieri, proprio al passo d'addio, Joe Biden. Questa sua ultima visita ufficiale a Washington si tiene in un clima incomparabilmente migliore rispetto a quello dei suoi tempestosi incontri con Trump, il quale aveva identificato nella Cancelliera tedesca un nemico personale, simbolo di un rapporto sbagliato tra alleati che lui vedeva più come concorrenti commerciali degli Stati Uniti e cattivi pagatori delle quote Nato che come partner strategici. Trump era arrivato per questo ai limiti dell'insulto diretto con la Merkel, che ne era rimasta sconvolta e ne aveva tratto una lezione fondamentale: mai più la Germania, e più in generale l'Europa, avrebbero dovuto dipendere da un alleato-dominus che poteva essere impersonato da un presidente così inaffidabile.

Alla Casa Bianca, ieri dopo una colazione in compagnia della vicepresidente Kamala Harris - la Cancelliera si è presentata, un po' frastornata dal jet-lag ma impeccabile, alle nove del mattino della East Coast. Biden ha sfoderato i suoi fotogenici sorrisi e confermato che «America is back», l'America è tornata per i suoi alleati europei e anche per la Germania, che pure fra essi è quello di cui a Washington si fidano di meno. Ha assicurato che «la partnership con Berlino è ferrea» e che è importante che le incomprensioni del recente passato siano consegnate agli archivi storici insieme con Donald Trump. Ma, sia pure in un quadro bilaterale tornato rassicurante, non sono tutte rose e fiori tra Stati Uniti e Germania, e una serie di punti di contrasto sono stati certamente argomento di colloquio tra i due statisti. Vediamoli.

I punti critici sono essenzialmente tre: l'ormai famigerato gasdotto Nord Stream 2 che fornisce metano russo direttamente alla Germania; i rapporti commerciali preferenziali che Berlino intrattiene con la Cina, ormai assurta al ruolo di rivale geostrategico numero uno degli Stati Uniti; il terzo è la volontà della Merkel di segnalare a Biden che, nonostante il suo positivo cambio di atteggiamento rispetto al quadriennio trumpiano, i giorni dell'automatico accodarsi della Germania e dell'Europa alla guida americana sono finiti: un'accresciuta autonomia, si noti bene che né la Merkel né il presidente francese Macron vedono in contraddizione con stretti legami transatlantici.

In particolare è evidente che è il Nord Stream 2 ad aver causato i maggiori problemi tra Berlino e Washington: Biden si aspetta sostegno esplicito contro le crescenti attività aggressive della Russia, e si ritrova invece con un'infrastruttura che offre a Vladimir Putin l'opportunità di ricattare mezza Europa e di mettere in grave difficoltà Paesi come la Polonia e l'Ucraina, che il presidente Usa considera strategici. Si cerca un compromesso: Biden ha fatto cadere le sanzioni contro il progetto russo-tedesco, mentre la Cancelliera tedesca assicura di voler lavorare per continuare a garantire il passaggio di gas russo anche attraverso l'Ucraina, che ne ricava preziosi diritti di transito. Al tempo stesso, però, Merkel e Macron non intendono rinunciare alla loro proposta di colloqui europei diretti con Mosca, già bocciata a Bruxelles. Quanto alla Cina, né la Merkel né il suo ipotetico successore Armin Laschet intendono mettere a repentaglio i floridissimi scambi commerciali con Pechino per seguire pedissequamente l'alleato americano nel suo testa a testa con Xi Jinping.

Se invece in settembre vinceranno i Verdi tedeschi, molte cose potrebbero cambiare.

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